I conti di Renzi fanno acqua da tutte le parti. Rivolta degli enti locali contro l’ennesimo taglio dei fondi
Hanno evitato all’ultimo momento il temuto pericolo di perdere 2,4 miliardi destinati alla sanità ma non possono sottrarsi dal dovere di contribuire con 700 milioni al risanamento dei conti. Sono le Regioni italiane, che domani, in una Conferenza straordinaria dei presidenti, convocata da Vasco Errani, dovranno discutere sul come e dove tagliare. Il dl Irpef, infatti, presentato il 18 aprile scorso in conferenza stampa dal Governo dopo il Consiglio dei ministri, prevede che tra Stato, Regioni ed Enti locali i risparmi debbano ammontare complessivamente a 2,1 miliardi, 700 milioni ciascuno. Il premier Matteo Renzi ha dato a tutti 60 giorni di tempo per indicare dove procedere con i tagli, altrimenti a intervenire sarà il temuto commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. «Noto con dispiacere che la promessa non è stata mantenuta, visto che a suo tempo era stato spiegato che la stagione dei tagli ai Comuni era finita e che comunque si sarebbe operata una redistribuzione tra Municipi virtuosi e non», commenta con una certa stizza il vicepresidente Anci e sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo. «Ciò smentisce impegni già presi – aggiunge il primo cittadino lombardo – visto che si parla di cifre non indifferenti; ora aspettiamo i contenuti ma posso già dire che sicuramente, come al solito, chi meglio amministra viene trattato peggio, quindi essere seri e virtuosi non conviene, visto l’impianto delle leggi dello Stato». Al contrario, osserva ancora Cattaneo, “avrei voluto sentir parlare di leggi che potessero liberare le tantissime energie presenti nei Comuni con lo scopo di aumentare l’incisività dei sindaci. Cosa che in verità mi aspettavo da quello che viene considerato un governo dei sindaci”. Sul fronte più proprio della spending review Cattaneo è piuttosto chiaro: «Come sempre, come amo ripetere anche al sottosegretario Delrio, sono tre gli ambiti sui cui lavorare: le liberalizzazioni, per le quali serve un quadro normativo chiaro, quindi senza vincoli; il patrimonio pubblico, dove si può fare ancora di più, con dismissioni con varianti in deroga. Infine la spesa del personale, nel cui ambito figura ancora l’enorme problema dei dirigenti: molti cittadini non lo sanno – ricorda il rappresentante dell’Anci – ma il più basso dirigente di un comune prende il doppio dei sindaco, mentre nei grandi municipi questa forbice è più attenuata». Sul fronte delle Regioni, il più battagliero è il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia. «La lotta agli sprechi – dice – è sacrosanta e mi trova assolutamente concorde ma Renzi spiega dimostri di avere il coraggio fino in fondo e di fare in modo che i 30 miliardi dormienti di sprechi in Italia vengano fuori applicando un principio basilare, quello dei costi standard». E’ ironico il coordinatore degli assessori regionali al Bilancio e assessore in Lombardia, il leghista Massimo Garavaglia. «E’ abbastanza imbarazzante, il decreto Dl Irpef non c’è ancora, abbiamo visto in tv Renzi annunciare dei tagli, ma il decreto di fatto non c’è anche se pare lo pubblichino domani. L’ultima bozza, risale a queste ore». Secondo Garavaglia, “mancano le coperture per tutto il decreto. Confidiamo in un Napolitano, visto che nel passato ha mandato indietro decreti per un nonnulla, questo non può che rimandarlo al mittente. Inoltre, c’è una recente sentenza della Corte Costituzionale che dice che non si possono più fare tagli lineari”. Più possibilista il governatore della Campania, Stefano Caldoro. «Con il Governo – afferma – ci sarà un confronto costruttivo. Le posizioni precostituite, ideologiche non aiutano a risolvere i problemi. C’è massima disponibilità a ragionare ma non possono esserci tagli lineari che penalizzerebbero solo i cittadini, quelli del Sud in maniera particolare», conclude.