I dolori di una giovane single: la ministra Boschi vuole un compagno e almeno tre bambini
Troppo bella per essere comunista. Troppo sola per essere femminista. Troppo giovane per la politica vera. Troppo accerchiata. Troppo fotografata. Maria Elena Boschi si conferma donna-immagine del governo Renzi ultra-attenzionata. E lei, come era capitato anche ad altre esponenti politiche che l’avevano preceduta, magari sul fronte opposto, fa più notizia per l’accessorio che per la sostanza. Le sue uscite politiche non vengono prese in considerazione, quelle private sì. Dunque un’intervista a Vanity Fair diventa il caso del giorno. E che ha detto Maria Elena Boschi? Che vuole tre figli, che è single da un anno e che questo le pesa, che desidera trovare un compagno, che le manca la vita di coppia, che la sera si beve da sola una tazza di latte e le piacerebbe trascorrere il tempo libero con “qualcuno con cui sognare un futuro insieme”. Neanche il tailleur blu elettrico indossato per il giuramento al Quirinale aveva fatto tanto rumore.
A quale format corrisponde questa ministra renziana così distante dalle parole d’ordine della sinistra? Libero la ribattezza “la Carfagna del centrosinistra”. Al polo opposto c’è il modello-Boldrini. La lacrimosa vestale degli “ultimi” cui non garba la pubblicità con le massaie che portano cibi profumati in tavola. In mezzo ritagli di dibattito che lambiscono il popolo femminile assai indifferente: se le quote rosa siano roba da archeopolitica, se l’eterologa è un glorioso traguardo per l’umanità oppure no, o anche se il décolleté di Selvaggia Lucarelli appassioni (e quanto) le donne di sinistra. Un guazzabuglio. Nel quale Maria Elena Boschi piomba con disarmante ingenuità (quale astuto consulente politico gliel’avrà suggerito?) raccontando che sogna un principe azzurro come un’adolescente d’altri tempi. Dice: le femministe staranno tutte là, a mordersi le mani per la rabbia. Mica vero: le femministe arruolavano le suore (memorabile copertina di Noi donne dell’8 marzo 1996) mentre la destra rampante degli anni Novanta glorificava le signore grintose in tailleur (Letizia Moratti docet…). Per non dire della malinconica conclusione della “filosofa” progressista Michela Marzano apposta al suo libro sulle donne Sii bella e stai zitta: “Tutte abbiamo bisogno di essere abbracciate…”. Tutte. Eccola, la scoperta. Tutte e tutti. Anche Maria Elena. E persino Laura Boldrini. Sono i venti trasversali del post-femminismo. Primo: sopravvivere alla solitudine. Imperativo che vale per tutti i generi.