Il Cavaliere “spara” in tv e spera nell’ennesima rimonta
Dall'”aridatece Kohl” a “Grillo come Robespierre, Stalin e Hitler”, a “Napolitano profondo rosso” passando per “Renzi tassa ci cova”, senza ovviamente trascurare le ragioni del cuore galantemente condite con il riferimento alla bella Pascale, definita “amore ritrovato”. È un fiume in piena Silvio Berlusconi ai microfoni di Mattino 5 e ne ha per tutti. Del resto, il suo incipt sulla democrazia ferita dai quattro colpi di Stato è solo un assaggio del successivo fuoco di fila. È la campagna elettorale, bellezza, ed il Cavaliere si è messo in testa di stupire il mondo con un’altra delle sue clamorose rimonte che lo hanno reso celebre presso tutte le cancellerie internazionali. Stavolta è diverso perché per la prima volta non combatte per vincere bensì per arrivare secondo. Circostanza non poco affliggente per un uomo abituato da sempre a salire e a sostare sul gradino più alto del podio.
Ma tant’è, Berlusconi ha bisogno di richiamare su di sé l’attenzione mediatica, costi quel che costi. Se Renzi ha dalla sua la grancassa dell’informazione sui provvedimenti del governo e se Grillo può azionare quella formidabile leva, potenzialmente rivoluzionaria e vagamente leninista, che è il “web più il rancore” a Berlusconi non resta che giocare la carta della orgogliosa rivendicazione delle riforme varate e quella, mesta, della recriminazione sulle cose non fatte unita al rimpianto e di come sarebbe diversa l’Italia se i complotti dei poteri forti e l’infingardaggine degli alleati suo non lo avessero a turno costretto al coitus interruptus nell’azione di governo. L’uomo è tuttavia sufficientemente pragmatico da capire che in politica le passate glorie possono tutt’al più produrre effimere fiammate, mai legna da ardere. E infatti ha già fatto sapere che con lui vincente o piazzato i pensionati al minimo potranno sperare in un vitalizio più dignitoso. È solo l’inizio ma un risultato il Cavaliere lo ha già ottenuto: lo attaccano tutti, dai tedeschi, incazzati neri per la sortita sui lager, a quelli del Ncd, giustamente preoccupati del suo ritorno sotto i riflettori. Da qui al voto c’è da giurare che il Grande Prestigiatore riuscirà ancora ad estrarre qualcosa dal suo cilindro a a deludere chi sperava di vederlo malinconicamente incamminarsi lungo il viale del tramonto. Nessuna meraviglia. Il miracolo, del resto, è il suo mestiere.