Il premier ucraino a Roma: «L’Occidente ci difenda». Il G7 dispone sanzioni diversificate
Su una linea del fronte, quello diplomatico, il G7 affila le armi e minaccia ritorsioni mirate. Su quello contrapposto i separatisti filorussi dell’est dell’Ucraina, per voce di uno dei loro leader, Denis Pushilin, fanno sapere di ritenere i 13 osservatori dell’Osce rapiti nell’est del Paese «delle spie della Nato». E che «la gente dell’Osce non sarà liberata. Sarà scambiata contro i nostri prigionieri», ha aggiunto Denis Pushilin, parlando davanti la sede dei servizi segreti di Sloviansk. La situazione nella polveriera ucraina è incandescente e rischia l’esplosione violenta da un momento all’atro. Il G7, preoccupato per la situazione, lodando le misure adottate dal governo di Kiev per rispettare gli impegni presi a Ginevra, critica contestualmente la Russia per non aver «assunto alcun passo concreto a sostegno di Ginevra», e assicura che si muoverà rapidamente per imporre ulteriori sanzioni mirate sulla Russia. Così, in una nota, i Sette Grandi ribadiscono la loro condanna per il «tentativo illegale» di Mosca di annettere la Crimea e Sebastopoli, annunciando contestualmente nuove sanzioni ritorsive. Le quali potrebbero arrivare lunedì, andando ad aggiungersi a quelle già in vigore, e aumentando di fatto i già «significativi costi per l’economia russa». Non solo: ogni Paese determinerà quali sanzioni mirate imporre, e poi le decisioni deliberate saranno «coordinate e complementari, ma non necessariamente identiche», ha spiegato in queste ore un rappresentante dell’amministrazione americana. È probabile, allora, da quanto trapelato finora, che le nuove sanzioni contro la Russia vadano a colpire «gruppi» di banchieri e leader nel settore dell’energia, come in qualche modo anticipato a bordo dell’AirForceOne, da uno dei responsabili della Casa Bianca, Ben Rhodes, numero due del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, ai giornalisti che seguono il viaggio di Barack Obama in Estremo oriente. Una situazione esplosiva che rischia di far deflagrare a lungo le gravi conseguenze che ricadrebbero sugli ambienti economici europei, opportunamente preoccupati all’ipotesi di nuove disposizioni penalizzanti di una vasta economia come quella russa. Costi e tensioni che hanno spinto già, per esempio, Standard & Poor’s a tagliare il rating della Russia, sceso a un gradino sopra il livello spazzatura, e la banca centrale del Paese ad aumentare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, al 7,5%, in seguito ai rischi di inflazione legati alla caduta del rublo, sceso del 10% rispetto al dollaro, dall’inizio dell’anno.
Intanto, mentre il braccio di ferro diplomatico procede, il premier ucraino Arseny Yatseniuk è arrivato a Roma, dove ha incontrato il presidente del Consiglio italiano e poi il Pontefice in Vaticano. «Che cosa dirò loro? – si affretta ad anticipare Yatseniuk – A Papa Francesco chiederò di pregare per la pace in Ucraina, e a Matteo Renzi spiegherò che la Russia vuole scatenare la terza guerra mondiale, perché intende occupare l’Ucraina sia militarmente sia politicamente». Renzi, dal canto suo, ha espresso a Yatseniuk forte sostegno da parte dell’Italia al processo di riforme politiche ed economiche portate avanti dal governo di Kiev.
Da un lato Yatseniuk annuncia gesti di distensione: «Il contenuto delle riforme costituzionali che il Parlamento ucraino dovrebbe approvare in prima lettura a giorni – spiega – e in ultima lettura entro l’anno, prevede un’ampia decentralizzazione e uno “status speciale” per la lingua russa. Abbiamo inoltre già inviato il provvedimento di amnistia per i separatisti che cedono le armi e sgomberano gli edifici occupati, e che non si sono macchiati di reati gravi». Dall’altro, alza i toni e ribadisce: «Il sostegno della Russia ai terroristi in Ucraina viola il diritto internazionale: chiediamo perciò alle potenze occidentali di unirsi contro quest’aggressione nei nostri confronti. I soldati russi – aggiunge Yatseniuk – hanno già attraversato la frontiera: uomini del Fsb, il nuovo Kgb, si trovano ora in Ucraina a dar manforte e ad armare i miliziani filorussi di Sloviansk e Kramatorsk. Un conflitto militare in Ucraina – conclude allarmato il leader ucraino – porterebbe inevitabilmente a un conflitto militare in Europa. Il problema è che nessuno sa fin dove arriverà a spingersi Putin…».