India, al via la maratona elettorale. I nostri marò in ostaggio del voto anti-italiano
Più di ottocento milioni di elettori per una gigantesca maratona elettorale unica nella storia delle democrazie del mondo: da oggi fino al 12 maggio urne aperte in India per rinnovare il Parlamento, un appuntamento destinato a mettere fine alla storica egemonia del partito del Congresso che da dieci anni è al governo federale e determinerà l’ascesa del partito nazionalista indù. Nelle recenti elezioni nella città-regione di New Delhi il Congress Party è stato sconfitto dal terzo incomodo, il artito dell’Uomo comune coalizzatosi sulla protesta per la corruzione e l’inefficienza dello Stato. La probabile vittoria degli estremisti e l’ascesa del discusso Narendra Modi, primo ministro dello Stato del Gujarat e leader del partito nazionalista hindu, rischia di avere pesanti ripercussioni sulla sorte dei nostri marò, di fatto ostaggio dei complicati scenari politici della più colossale democrazia del pianeta. Questo clima incandescente, come previsto, non favorisce una soluzione veloce dell’intricata matassa del processo di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone reclusi da due anni nell’ambasciata italiana. Un atto di clemenza o di compromesso verrebbe subito impugnato come un cedimento o una interferenza da parte dell’ “italiana” Sonia Gandhi, presidente del Congress Party. Nel nome del patriottismo, infatti, si è giocata gran parte della campagna elettorale anti-italiana che ha cavalcato il caso dell’uccisione dei due pescatori del Kerala alimentando lo scontro frontale tra i nazionalisti indù guidati da Modi contro la dinastia di Indira Gandhi rappresentata da Rahul, figlio di Sonia. Il risultato delle urne, che si saprà soltanto il 16 maggio, è seguito con grande attenzione e preoccupazione da Roma. La campagna elettorale ha visto un crescendo di toni accesi e di pesanti scambi, anche con insulti, tra il Congresso e la destra del Bjp. E nel tritacarne della polemica sono entrati anche i due Fucilieri di Marina quando Modi in un comizio ha accusato la Gandhi di «favorirli» e si è chiesto come mai «non fossero in prigione» ma nell’ambasciata d’Italia a New Delhi dove risiedono e lavorano. La drammatica vicenda dei due marò (ancora senza capi d’accusa) sembra destinata a non vedere la luce prima dell’estate in un valzer di rinvii e palleggiamenti da parte dei giudici della Corte Suprema: l’ultima mossa del tribunale speciale, dopo aver preso atto della sospensione del procedimento penale decisa a fine marzo dalla Corte Suprema, è stata la decisione di rinviare l’udienza al 31 luglio. E la vicenda si trasforma, tristemente, in una storia infinita (la morte dei due pescatori indiani, di cui i nostri fucilieri sono accusati, risale al 15 febbraio 2012).