L’Italicum in bilico. Romani: difficile proseguire se si nega l’agibilità politica a Berlusconi
Matteo Renzi minimizza e va avanti come un rullo compressore sulle riforme, facendo finta di ignorare la crescente fronda interna al Pd (ieri Vannino Chiti ha presentato una proposta di legge alternativa sull’abolizione del Senato) e il nervosismo di Silvio Berlusconi dopo l’incontro con Napolitano. Se il premier si dice convinto che Forza Italia alla fine terrà fede al patto del Nazareno sull’Italicum, in realtà l’intesa scricchiola da un po’ come dimostrano il nervosismo del Cavaliere e la guerra interna ai forzisti divisi tra chi vuole rompere con l’inaffidabile premier e chi preferisce continuare a trattare. Non passa giorno che Renato Brunetta non spari a zero sui provvedimenti del governo con un linguaggio da opposizione senza se e senza ma, definire un golpe il «bluff» dell’abolizione delle Province non è un buon viatico per il dialogo. L’incontro al Colle, su richiesta del Cavaliere come ha precisato una nota del Quirinale, non è andata nella direzione desiderata perché la vera posta in gioco è l’agibilità politica dell’ex premier sulla quale Napolitano non ha dato rassicurazioni. Il giorno della verità è vicino, il prossimo venerdì 10 aprile, infatti, il tribunale di Sorveglianza di Milano dovrà emettere il verdetto sulle pene accessorie che l’ex premier dovrà scontare, una scelta che avrà ricadute pesanti sul calendario riformista di Renzi soprattutto se, come hanno palesato i legali di Berlusconi, dovesse esserci un ulteriore slittamento di un settimana che cadrebbe dopo la chiusura delle liste elettorali per Strasburgo. A riassumere il rompicapo è il capogruppo dei senatori azzurri, Paolo Romani. «Sicuramente Berlusconi avrà sottolineato al capo dello Stato la difficoltà che potrebbe incontrare un percorso di riforme nel momento in cui si dovesse arrivare ad una situazione di non agibilità», dice a proposito dell’incontro al Colle. «Io personalmente, e insisto sul personalmente, dovessi vedere Berlusconi in una condizione di minorità riguardo la sua agibilità politica dopo i provvedimenti dei giudici sulla sua libertà personale, qualche difficoltà a proseguire sul percorso riformatore ce l’avrei. Se poi il senso di responsabilità di Berlusconi sarà tale da dirmi di andare avanti, accetterò». E giù critiche alle riforme, a partire da quella del Senato che Berlusconi vede come la peste («si prospetta il senato delle autonomie rosse», ha detto). Romani è più soft ma il messaggio è chiaro: «Abbiamo formalizzato le nostre critiche all’impianto della proposta di riforma del Senato. Assolutamente confermando la nostra volontà di andare in fondo al monocameralismo e al rafforzamento del premier». E sulla volontà di Renzi di avere entro le europee il via libera definitivo all’Italicum e il sì in prima lettura sul Senato è cauto: «Nutro qualche perplessità su un timing del genere: sarebbe un record assoluto».