Napolitano: «No a decisioni sommarie sui tagli alla Difesa». Poi sui marò: «Onore ai nostri due soldati»
«La Resistenza fu un moto civile, ma soprattutto fu un popolo in armi», ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la commemorazione istituzionale del 25 aprile, quasi a perorare la causa, attualissima, delle spese per la Difesa che il governo Renzi ha deciso di ridimensionare e tagliare: così che, dagli F35 alle pensioni di guerra, tutto è finito un po’ nel mirino economico del premier. E ora il capo dello Stato ha tenuto a ribadire che, sì, «le Forze Armate vanno razionalizzate e riformate per soddisfare esigenze di rigore», ma ha anche ricordato che, sul capitolo degli investimenti per la Difesa, non bisogna «indulgere a decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e alimentare vecchie e nuove pulsioni antimilitariste». Un incisivo invito ad un impegno di rinnovamento e razionalizzazione delle nostre strutture e dei nostri mezzi, «come si è iniziato a fare – ha spiegato Napolitano – con la legge in corso di attuazione, e sollecitando il massimo avanzamento dei processi di integrazione al livello europeo». Soddisfacendo contemporaneamente – ha ulteriormente argomentato il presidente della Repubblica – esigenze di risparmio e di «crescente produttività nella spesa della Difesa», senza cadere nella trappola, che l’inquilino del Quirinale ha definito di una ormai «anacronistica diffidenza verso lo strumento militare». Di più: ha anche aggiunto che di «certo non possiamo sottovalutare la necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario – come già lo è stato in diversi teatri di crisi – sul piano militare», ricordando come «nessuna delle missioni europee e internazionali che sono risultate efficaci – dal Kosovo al Libano – per produrre effetti di stabilizzazione e di salvaguardia della pace, sarebbe stata possibile senza il supporto delle Forze Armate dei nostri Paesi».
Il presidente della Repubblica ha detto «una cosa importante» – ha immediatamente commentato la titolare del dicastero di via XX settembre, Roberta Pinotti, conversando con i giornalisti al Quirinale l’intervento del capo dello Stato – «e cioè che bisogna immaginare per la Difesa una spesa produttiva, e non che si tagli qualsiasi cosa a prescindere». «Ma il presidente si riferiva agli F-35 quando parlava di decisioni sommarie?», hanno chiesto i cronisti al ministro. «Il riferimento del presidente era a chi fa demagogia e a chi dice che tutte le spese sulla Difesa non servono a niente, quando invece servono Forze Armate efficienti».
E, parlando di forze armate, il pensiero del presidente Napolitano non poteva non andare ai due fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, «lontani dalle loro famiglie», a cui il capo dello Stato ha tributato nel corso del suo intervento un doveroso tributo al sacrificio che i due militari stanno vivendo ormai da due anni. «Fanno onore all’Italia i nostri due marò ingiustamente trattenuti, troppo a lungo lontani dalla Patria», ha dichiarato il presidente della Repubblica, a ventiquattro ore dall’adozione di una nuova strategia che prevede una procedura internazionale che, ci si augura, risolva il caso avviluppato nelle maglie della giustizia indiana.