Nuovo Centrodestra in confusione: vuole i voti della destra per governare con la sinistra
A scorrere i simboli depositati al ministero degli interni in vista delle elezioni europee emerge in maniera evidente la frammentazione e la confusione che regnano nella politica italiana. Nelle democrazie mature i simboli si richiamano con iconografie o sigle a famiglie politiche e culturali ben definite, in particolare per una competizione vasta quale è quella per le europee. Di solito ci sono i socialisti e i popolari, i conservatori e i liberali, i comunisti e i nazionalisti. In Italia, invece, anche i simboli di partiti veri ed esistenti sono stati vittima di crisi d’identità politica e confusione. I tre principali partiti si presentano abbastanza bene: il Partito democratico ha aggiunto la sigla del Partito socialista europeo (Pse) per dar seguito all’adesione fortemente voluta da Renzi, Forza Italia ha aggiunto il brand “Berlusconi”, ma si è ben guardata da inserire la sigla del Ppe temendo di venir accomunata alla Merkel e all’Europa dei sacrifici, mentre Grillo ha presentato il solito logo.
I più confusi sembrano essere gli uomini del Nuovo Centrodestra. Il partito è nato chiarendo ai quattro venti che voleva star piantato con due piedi nell’area alternativa alla sinistra, ma a guardare il simbolo sembra che vada più verso un neo-centrismo che verso la costruzione di un moderno centrodestra. Già dirsi di centrodestra e governare con il Pd e con Renzi è difficile, se poi si fa la lista per le europee con lo scudocrociato si finisce per replicare esperienze già viste, pronte a negoziare da una parte e dall’altra e senza una forte carica di innovazione politica. Il simbolo presentato è brutto e confuso e contiene numerosi errori. Ribellarsi al personalismo di Berlusconi e scendere in campo con il nome di Alfano nel simbolo non è una scelta felice, così come non è felice guardare al passato utilizzando lo scudocrociato. Alfano e Casini così rischiano grosso ed offrono a Berlusconi forti elementi per additarli come coloro che vogliono i voti della destra per governare con la sinistra.
Anche il simbolo di Fratelli d’Italia non brilla per innovazione e marketing. Intanto inserendo il nome della Meloni emerge la stessa contraddizione detta per Alfano. Chi lascia una casa perché è padronale dovrebbe astenersi decisamente dal personalizzare un movimento politico. A questo si aggiunga che il simbolo di Fdi non valorizza l’unico tesoro a disposizione, lo storico logo di An che è stato dato in uso dalla Fondazione che gestisce i beni del vecchio partito. Schiacciare un logo che è arrivato a prendere il 15,6% dei voti sotto il nome della Meloni e la scritta “Fratelli d’Italia” appare poco produttivo in termini elettorali, oltre ad essere oggettivamente incomprensibile. È come se una piccola casa automobilistica potesse avere in uso il marchio della Ferrari e decidesse di inserirlo in piccole dimensioni all’interno del proprio logo. Anche dalle scelte dei simboli, dunque, si può percepire quanta confusione alberga nel centrodestra italiano.