Panebianco si “inventa” un Papa Francesco laicista. E dopo poche ore Bergoglio lo smentisce

12 Apr 2014 10:44 - di Antonella Ambrosioni

Quando si tenta di spiegare una rivoluzione nel costume di una società con la “rivoluzione” portata da Papa Bergoglio, tirandolo per la tonaca, si rischia di essere smentiti il giorno dopo. Prova ne è il contenuto di un editoriale sul Corriere della Sera di Angelo Panebianco in merito alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa. L’editorialista rilevava con sorpresa il quasi silenzio della Chiesa sul tema: «Poche e isolate sono state fino ad ora le voci cattoliche che si sono levate a criticare la sentenza». Un quadro che porta a fargli argomentare come «nel suo complesso, la Chiesa sembra orientata a scegliere una condotta prudente, di implicita, più o meno rassegnata, accettazione dell’esito che si è determinato». Di seguito Panebianco tornava indietro di dieci  anni, quando il Parlamento approvò la legge 40. «Il fronte che vinse allora per via politica e che adesso esce sconfitto per via giurisdizionale sembra quasi silente», ha scritto, chiedendosi come mai, cos’è mutato in dieci anni? Panebianco si risponde: «Quanto alla Chiesa il cambiamento si chiama Francesco», che secondo lui avrebbe preso una direzione  opposta rispetto ai suoi predecessori: rispetto a «Giovanni Paolo II che aveva fatto della lotta contro la secolarizzazione la vera cifra del suo Pontificato» e rispetto a Papa Ratzinger. «I temi etici – rileva l’editorialista – erano al centro  delle preoccupazioni e delle azioni di quei Papi». Papa Francesco «ha fatto altre scelte» o comunque ha fatto chiaramente intendere che non su quei temi avrebbe fondato  la sua azione.

La “smentita” è arrivata proprio ieri quando Papa Bergoglio ha incontrato il Movimento per la Vita e durante il ricevimento dei componenti dell’Ufficio internazionale cattolico per l’Infanzia. Ha parlato di vita, di famiglia, di educazione. Ha raccomandato vicinanza, prossimità e tenerezza, ma non ha rinunciato a riaffermare alcuni punti fermi: in campo educativo è vietato sperimentare. I ragazzi non sono «cavie da laboratorio». «Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare in relazione alla mascolinità e alla femminilità di un padre e di una madre». Con lo stile che gli è proprio, apparentemente dolce ma fermo, Papa Francesco ha pronunciato parole molto forti e piene di senso per chi abbia orecchie per intendere. Ha  tuonato contro «il divorzio tra economia e morale» e contro le «manipolazioni educative che con la pretesa di modernità spingono a camminare sulla strada dittatoriale del Pensiero Unico». Come si possa dire che Francesco abbia «fatto altre scelte» rispetto ai temi etici rimane un mistero. Come si possa affermare che «nel suo complesso, la Chiesa sembra orientata a scegliere una condotta prudente, di implicita, più o meno rassegnata, accettazione dell’esito che si è determinato» è un altro mistero ancora.

 

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