Rodotà-Pierino bacchetta il premier: via il segreto da tutto? Allora lo tolga pure dal Patto del Nazareno
Stefano Rodotà continua a fare il Pierino. Nel bersaglio del costituzionalista, che ha firmato l’appello di Sinistra e Libertà, ancora una volta il premier che “va di fretta”, l’uomo del “ghe pensi mi” che non ha il diritto di rottamare il dissenso. A margine di un convegno dell’Anpi, il candidato grillino alla successione di Napolitano è tornato all’attacco: «Dobbiamo dire a Renzi, visto che è stato così generoso da dire che leva il segreto su tutto, che cominci dal Patto del Nazareno siglato con Berlusconi. Perché ancora non si sa quale sarà il testo su cui il Senato discuterà». E giù bordate al ragazzaccio di Firenze che ha vergato un testo sulle riforme «sgrammaticato e impresentabile dal punto di vista costituzionale». Si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper-maggioritario, il sistema delle garanzie salta: il risultato sarebbe un’alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica parlamentare che sta in Costituzione. E dovremmo stare zitti? Un parere impietoso già espresso in passato. «Dietro i modi sprezzanti del capo del governo – dice il “professore” che non ama la definizione (sono un vecchio signore che ha letto qualche libro e conosce un po’ di storia) – si nasconde una profonda insicurezza. Altrimenti il confronto non gli farebbe paura. Potrebbe parlare con dei buoni consiglieri e poi argomentare e non usare frasi del tipo un “un manipolo di studiosi”». Discuterebbe con il governo se ne avesse la possibilità? «Io non faccio altro che discutere – taglia corto Rodotà riferendosi al muro contro muro del ministro Elena Boschi – ma la sinistra ha definito la nostra iniziativa pretestuosa, almeno poteva aspettare di sapere che cosa avremmo detto. Noi ci mettiamo tutta la buona volontà». Insomma: «La Costituzione non è affare dei professori, per carità, ma non è neanche affare e proprietà di Matteo Renzi». E giù applausi dalla platea.