Sotto scorta i giudici del processo No Tav: Torino come ai tempi delle Br. Vietato abbassare la guardia
A Torino sembrano tornati i tempi delle Br. Giudici popolari e giudici togati del processo ai No Tav accusati terrorismo, che terrà presso la Corte d’Assise il 22 maggio, saranno scortati nell’aula bunker. Il provvedimento si è reso necessario a causa dei tumulti provocati da una quarantina di estremisti durante l’udienza del 10 aprile scorso. Gli anarchici hanno fatto irruzione in aula gridando insulti e pesanti minacce nei confronti dei pm e dei giudici. Il clima è pesante. Il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza sta anche valutando la possibilità di mettere sotto scorta i gip chiamati a giudicare sulle vicende dei “disobbedienti” della Val di Susa.
Gli eventi di questi giorni ricordano molto da vicino quanto accadde nel 1976, sempre a Torino, nel processo a carico del nucleo storico delle Br: Curcio, Franceschini, Ognibene, Ferrari insieme ad altri quarantadue imputati. Gli accusati –come ricostruisce Andrea Rosso – si autoproclamano accusatori dello «Stato imperialista delle multinazionali», revocarono il mandato ai propri difensori, minacciarono chiunque avesse assunto quell’incarico. La situazione si trascinò fino al 1978, quando i giudici popolari continuavano a rifiutarsi di accettare l’incarico a seguito delle minacce brigatiste. La situazione si bloccò quando la radicale Adelaide Aglietta, estratta a sorte, accettò di fare parte della giuria popolare.
Oggi, fortunatamente, non siamo a quel punto. Ma il principio “antagonista” di sfida allo Stato – e di non riconoscimento della sua autorità – è lo stesso. Stessa è la tracotanza degli accusati che rifiutano ogni autorità e si ergono essi stessi ad accusatori. La situazione può sempre degenerare, se una parte dell’opinione pubblica e della stessa politica, continua a guardare con simpatia agli estremisti incendiari, non comprendendo la gravità contenuta nelle loro minacce. Devastante sarebbe in tal senso l’indiretto appoggio che dovesse venire da Grillo e dalle componenti più esagitate del M5S. Speriamo che non si diffonda la perniciosa teoria del “né né”. In questo caso sarebbe “né con lo Stato né con i No Tav”. Vale la pena ricordare che gli estremisti sono accusati di aver pianificato un attacco paramilitare al cantiere di Chiomonte. Furono lanciate bombe incendiarie a pochi metri da un tunnel. I fumi che si sprigionarono dalla distruzione di un generatore provocarono un principio di intossicazione agli operai che vi stavano lavorando all’interno. Il fanatismo No Tav non esita a mettere a repentaglio anche la vita di innocenti lavoratori.