Il Cav: «I miei figli? Questione chiusa. Ricostruiamo la coalizione, ma non subito e non con tutti»
«Noi abbiamo fatto il possibile, l’unica colpa che ho io è che ho detto che Renzi era simpatico e capace. Non lo ripeterò mai più». Silvio Berlusconi poco prima di entrare nell’atteso comitato presidenza riunito nella sede di Forza Italia “sdrammatizza” alla sua maniera il voto di domenica, prima di iniziare, poco prima delle 16, un’attenta analisi sul futuro del partito, insieme allo stato maggiore azzurro esteso ai coordinatori regionali. «Noi non abbiamo perso. Il 50% degli elettori non ha compreso che doveva essere protagonista del voto», ha detto focalizzando un aspetto sul quale si era speso durante la pur “azzoppata” campagna elettorale: l’astensionismo. «FI ha votato alcune riforme con il Pd, che erano le stesse proposte da noi in passato. Non è stato producente, ma noi siamo responsabili». Prima di tutto chiarisce un dato personale, familiare, sul quale si è scritto molto, ipotizzando un cambio della guardia con la figlia Marina. Ora basta: «Per favore – esclama – non parliamo più dei mie figli. Io rimango a guidare il partito». Aggiunge rivolgendosi ai cronisti, «per favore, date una mano, ditelo in giro. Ho preso questa decisione: la questione dei figli è chiusa». Poi non nasconde la sua delusione, pensava che FI «potesse superare il 20% per l’entusiasmo trovato in giro. Ma non è andata così per vari motivi: la mancata partecipazione alla campagna elettorale, condotta per ovvi motivi col freno a mano tirato. Ma a pesare di più sul voto negativo per Berlusconi sono stati gli attacchi subìti dal Nuovo centrodestra e dai casi giudiziari che hanno coinvolto ex esponenti del partito, come Claudio Scajola e Marcello Dell’Utri, oltre alla bufera che ha investito i vertici di Expo.
Come si riparte? «Dobbiamo unire liberali e moderati, fare una coalizione ma non subito e non con tutti. Con la Lega sì», ha chiarito annunciando per domani una conferenza stampa alla Camera con Salvini per annunciare la firma sui loro referendum. Guardare avanti, dunque. L’ex premier annuncia il via ai congressi cittadini, progetto illustrato da Denis Verdini che parla del coinvolgimento di 1942 comuni. «Forza Italia deve ripartire dal territorio con i congressi comunali e poi lavoreremo alla grande area dei moderati che è la maggioranza nel Paese», ribadisce affermando che «il Pd ha vinto con meno di un quarto dei voti degli elettori italiani. Veltroni prese un milione di voti in più e fu sconfitto», argomenta, «per cui abbiamo un margine di recupero amplissimo», aprendo la strada «alle primarie di colazione, quando non sarò più io il leader di questo partito».