Il Papa ai Vescovi italiani: «Sostenete la famiglia, inclusi i divorziati»
Un accorato invito ai vescovi italiani a «difendere la bellezza della famiglia nella società», sia a sostegno della vita «del concepito e dell’anziano», sia sostenendo i genitori, non trascurando di chinarsi esitando «su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il suo progetto di vita». È uno dei passaggi di Papa Francesco nell’ampio discorso con cui ha aperto i lavori della 66.ma assemblea della Cei. È la prima volta nella storia della Cei, che l’assemblea generale è aperta da un Papa e non con la prolusione del cardinale presidente. Segno dell’importanza simbolica che Bergoglio ha voluto dare a questo incontro. Il Papa ha chiesto ai vescovi italiani «una presenza significativa» in tre campi in particolare. Per la famiglia, la crisi del lavoro che provoca disoccupazione e cassintegrazione e i migranti che cercano una possibilità di vita. In particolare Bergoglio ha ricordato la folla di «disoccupati, cassintegrati», quasi una «sala d’attesa» della crisi e del lavoro, dove «chi non sa come portare a casa il pane si incontra con chi non sa come mandare avanti l’azienda». «Come chiesa – ha chiesto – aiutiamo a non cadere nel catastrofismo e nella rassegnazione, sostenendo quanti si sentono privati persino nella dignità». Rivolgendosi direttamente ai vescovi il pontefice ha sollecitato uno sforzo «per imprimere alla vita ecclesiastica italiana un forte e rinnovato spirito di unità». «Siamo convinti che la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande che dilania la chiesa» e ha invitato a «non scandalizzare il popolo santo». Poi ha richiamato i vescovi italiani alla «apertura e stima reciproca», a non aver paura di confrontare le proprie opinioni che diverse, arricchiscono la Chiesa. «La forza di una rete – ha detto – sta in relazioni di qualità», nello «scambio di esperienze, nella tensione alla collaborazione». Ricordando anche l’esempio di Roncalli e Wojtyla, canonizzati il 27 aprile, ha invitato i pastori a una «misura alta della santità».