Il Papa torna a invocare la pace in Medio Oriente: «Non lasciate soli Abu Mazen, Peres e me»

28 Mag 2014 11:51 - di Redazione

Nell’udienza generale Papa Francesco, appena rientrato dal viaggio in Terra Santa, non può non riandare con il pensiero e con le parole alla missione “di pace” da poco conclusa, tornando a parlare di esortazione al perdono e della necessità di porre termine alle ostilità in quella terra martoriata dalla guerra. E allora, rivolgendosi alla folla di fedeli accorsi in piazza San Pietro, il Pontefice ha parlato di conflitto che dilania e delle fratture che generano sofferenza, ricordando come, pregando al Santo Sepolcro insieme al patriarca Bartolomeo e agli altri rappresentanti delle Chiese cristiane, tutti abbiano «avvertito l’amarezza delle sofferenze e delle divisioni che ancora esistono tra i discepoli di Cristo»: una realtà che «fa tanto male al cuore». Un dolore che è possibile alleviare con l’impegno a lavorare per l’unità. «Non ci sono industrie di pace – ha detto infatti Papa Francesco – la pace si fa ogni giorno, artigianalmente. E si fa anche con il cuore aperto, perché venga il dono di Dio». E i popoli del Medio Oriente e di Israele e Palestina, ha ricordato il Pontefice, «da troppo tempo convivono con la guerra: hanno il diritto di conoscere finalmente giorni di pace. In Terra Santa – ha spiegato in un passaggio del suo discorso il Papa in udienza – ho incoraggiato le autorità a proseguire gli sforzi per stemperare le tensioni, soprattutto nell’amata Siria, e a proseguire il dialogo per una soluzione al conflitto israelo-palestinese. Per questo – ha aggiunto menzionando l’invito rivolto a Peres e Abu Mazen – ho sollecitato i presidenti, ambedue artefici di pace, a venire in Vaticano a pregare insieme con me. Per favore – ha detto allora il Papa riferito all’evento di preghiera che si terrà presso la Santa Sede – non lasciateci soli: pregate tanto tutti quanti. Perché il Signore conceda la pace in quella terra benedetta». Una terra di cui il Pontefice ha ricordato anche il dolore per la situazione difficile che vivono le comunità cristiane in Medio Oriente, «che soffrono tanto. Il viaggio – ha concluso – è stato anche occasione per confermarle nella fede, e esprimere la gratitudine della Chiesa a questi nostri fratelli coraggiosi, testimoni di speranza e carità, sale e luce per la Terra Santa e il mondo».

 

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