In Ucraina i separatisti confermano il referendum, Kiev il blitz militare. Ma è disgelo tra Putin e Occidente
È caduta nel vuoto la richiesta di Vladimir Putin di rinviare il referendum separatista nell’Est dell’Ucraina: le forze filorusse hanno confermato che si terrà questa domenica. Kiev, d’altra parte, aveva fatto sapere che l’operazione militare nella regione sarebbe proseguita in ogni caso, con o senza slittamento del voto.
Dunque, il tentativo di distensione del presidente russo, che aveva sollecitato il rinvio per «creare le condizioni per un dialogo», non è servito a far rientrare l’emergenza sul territorio ucraino. Non è stato comunque inutile: in Occidente le parole di Putin sono state accolte positivamente e registrate come una «volontà di de-escalation», per dirla con il presidente del consiglio Ue Herman Van Rompuy. È stato Francois Hollande poi a far sapere che Putin, ora, è invitato alle commemorazioni dello sbarco in Normandia. «Ho detto a Vladimir Putin che come rappresentante del popolo russo è il benvenuto alle cerimonie», ha fatto sapere il presidente francese. La cerimonia si terrà il 6 giugno, ovvero appena un giorno dopo quel G7 di Bruxelles che le potenze occidentali hanno organizzato al posto del G8 di Sochi per sanzionare la Russia per l’operazione in Crimea. Al di là dei segnali di disgelo, però, la situazione resta critica, tanto che fonti diplomatiche fanno sapere che l’Ue sta predisponendo nuove sanzioni per Mosca. In particolare, l’Unione si sta preparando a cambiare «la base legale» delle sanzioni finora comminate per la crisi in Crimea per colpire non solo gli individui e le società ad esse collegate, ma anche le compagnie russe che hanno rilevato società e aziende confiscate ed espropriate nella regione. Nelle parole di Angela Merkel, però, le sanzioni sono al terzo posto fra i «tre punti fondamentali per arrivare alla soluzione della crisi», forse anche perché, come ha fatto sapere il presidente della Bce Mario Draghi, non sarebbero a impatto zero sull’eurozona. Al primo punto fra i passi decisivi, invece, la Merkel ha posto le presidenziali del 25 maggio. «Lavoriamo concentrati perché si svolgano. Il nostro obiettivo è che l’Ucraina possa decidere», ha detto la Cancelliera, definendole di «importanza vitale» e spiegando che subito dopo c’è l’obiettivo di «arrivare a una soluzione diplomatica attraverso il dialogo, per cui ciascuno farà il possibile». In prima fila c’è l’Ocse che lavora contemporaneamente sul fronte ucraino e su quello russo: a Kiev ha inviato il suo segretario generale, Lamberto Zannier, che si tratterrà due giorni per discutere con le autorità locali; a Mosca ha mandato la “roadmap” in quattro punti di cui Putin aveva discusso con il presidente di turno dell’organismo, Didier Burkhalter. I suoi pilastri sono il cessate il fuoco, la de-escalation, il dialogo tra le parti interessate e le presidenziali. «Adesso c’è bisogno di tempo per studiarla velocemente», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.