Israele, atti vandalici contro le chiese: pellegrinaggio del Papa super protetto
A due settimane dalla visita di papa Francesco, in Israele sale la tensione nel timore che il suo pellegrinaggio possa essere turbato da provocazioni da parte di ultras ebrei. Nelle ultime settimane costoro hanno moltiplicato gli atti di vandalismo e di profanazione di luoghi sacri islamici e cristiani. Giovedì mani ignote hanno imbrattato l’edificio vaticano di “Notre Dame” a Gerusalemme, di fronte alla Città Vecchia. Oggi scritte offensive anticristiane sono apparse anche sulla locale Chiesa romena, vicino a un rione ortodosso ebraico. «Un fenomeno molto preoccupante» ha ammesso il ministro per la sicurezza interna Yitzhak Aharonovic. «Ma abbiamo intensificato le nostre attività. Non ci sono timori per la visita in sé, che si svolgerà in un’atmosfera amichevole e religiosa». Più duro ancora il romanziere Amos Oz che ha qualificato gli ultras del movimento dei coloni «un fenomeno mostruoso, la versione locale dei neonazisti». Nella comunità cristiana locale serpeggia la preoccupazione. Il Patriarca latino monsignor Fouad Twal ha anticipato che domenica terrà in merito una conferenza stampa a Haifa. Poco dopo, davanti alla residenza del primo ministro Benyamin Netanyahu a Gerusalemme, si svolgerà una manifestazione di protesta «contro gli attacchi anticristiani e i vandalismi», organizzata dall’Icci, il Consiglio interreligioso di Israele. In un’intervista radio Aharonovic ha confermato che in seguito al moltiplicarsi dei vandalismi è stata intensificata nel territorio nazionale la protezione delle chiese. In concomitanza della visita di papa Bergoglio i servizi di sicurezza concentreranno le attività di prevenzione di provocazioni a Gerusalemme ed in altre località dove spiccano le istituzioni cristiane: Nazareth, Haifa, Ramle, Lod, Jaffa. I servizi segreti cercano inoltre di delineare la struttura di “Tag Mehir” (“Il prezzo da pagare”) – un movimento dal carattere amorfo e sfuggente – e di metterne in luce gli animatori, sul piano ideologico e su quello operativo. Si tratta secondo le stime di un centinaio di estremisti ebrei, rafforzati da centinaia di fiancheggiatori e amplificati da un numero sconosciuto di emulatori occasionali. I fermenti anticristiani sono nati, secondo la ministra della giustizia Tzipi Livni, in insediamenti della Cisgiordania, per poi spostarsi nel territorio nazionale di Israele. Sono propagati da gruppi eversivi, ha spiegato la Livni alla radio militare, che respingono gli ideali democratici di Israele e che non accettano alcuna sovranità. Aharonovic e la Livni hanno spiegato che malgrado la loro pochezza numerica questi estremisti sono egualmente pericolosi perché le loro provocazioni hanno anche un obiettivo politico: esasperare gli animi; minare alla base la coesistenza fra ebrei ed arabi; impedire qualsiasi soluzione politica del conflitto. Per sconfiggerli non bastano i fermi di polizia: occorrono adesso anche misure amministrative, fra cui gli allontanamenti forzati dalla Cisgiordania, ed arresti preventivi. «Dobbiamo trattarli – ha concluso Aharonovic – alla stregua di terroristi».