Libia nel caos, violenti scontri a Bengasi. I marines arrivano a Sigonella pronti a intervenire

16 Mag 2014 19:53 - di Giovanni Trotta

Ecco perché i marines sono stati allertati e mandati a Sigonella. La Libia sta per esplodere di nuovo. Violenti scontri armati sono in corso a Bengasi. Lo ha constatato un corrispondente della Afp. Testimoni riferiscono anche di elicotteri militari che sorvolano la città. Gli scontri sono avvenuti tra gruppi estremisti islamici e forze guidate dall’ex generale Khalifa Haftar che ha lanciato un’operazione per eliminare dalla seconda città libica i «gruppi terroristici». Secondo alcune testimonianze, forze aeree dell’esercito sono entrate a far parte del gruppo di Haftar, vecchio comandante della ribellione che ha rovesciato il regime di Muammar Gheddafi nel 2011, e hanno bombardato una caserma occupata da un gruppo di miliziani islamici. Haftar è stato protagonista, lo scorso 14 febbraio, di un tentato golpe dai contorni mai chiariti. L’Algeria, che in questioni libiche ha sempre avuto il polso della situazione prima degli altri, ha chiuso la sua ambasciata e il suo consolato generale a Tripoli a causa di una «minaccia reale e imminente» ai suoi diplomatici. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri di Algeri in un comunicato: «A seguito di informazioni certe sull’esistenza di una minaccia reale e imminente rivolta ai nostri diplomatici e agenti consolari, è stato deciso, in coordinamento con le autorità libiche, di procedere a titolo preventivo e urgente alla chiusura della nostra ambasciata e del nostro consolato generale a Tripoli». Intanto si apprendono nuovi particolari sul rapimento dell’ambasciatore giordano Fawaz Al Aitan il mese scorso e rilasciato nei giorni scorsi. Al Aitan ha infatti rivelato alcuni dettagli del sequestro, spiegando che l’operazione è stata velocissima: «Mi hanno bendato e condotto in una fattoria non lontano dal luogo dell’assalto», avvenuto nei pressi della residenza giordana la mattina del 15 aprile, ha detto in un’intervista. L’ambasciatore è stato spostato solo una volta e le condizioni di vita erano «accettabili», ha proseguito. I suoi rapitori avevano chiesto alla Giordania di rilasciare un estremista libico detenuto ad Amman, richiesta accolta dalle autorità giordane. «Credo fossi detenuto nei pressi della capitale libica», ha ricordato l’ambasciatore, secondo il quale il terrorista rilasciato e consegnato a Tripoli in cambio della sua libertà era il fratello di uno dei sequestratori. Muhammed Al Dersi, questo il nome dell’islamista, era stato condannato al carcere a vita nel 2007 per aver tentato di far esplodere una bomba in un aeroporto giordano. Il jihadista avrebbe dovuto scontare il resto della pena in una prigione libica ma secondo i familiari del ragazzo Al Dersi è per ora libero. Si diceva dei marines: un team di pronto intervento di 180 marines è da qualche ora a Sigonella a difesa delle ambasciate americane in Nord Africa. Le tensioni in vari Paesi dell’area, e in particolare la lezione dell’assalto dell’11 settembre 2012 al consolato Usa a Bengasi, hanno spinto il Pentagono a rafforzare la sua presenza nella base siciliana. La “Special purpose marine air/ground task force crisis response” è sbarcata alla Stazione aeronavale della marina americana in Sicilia, pronta ad intervenire, in caso di emergenza, a «protezione del personale e delle infrastrutture americane in Nord Africa». Si tratta di marines di un’unità speciale che ha già contribuito all’evacuazione dell’ambasciata Usa in Sud Sudan e che finora erano di stanza nella base di Moron in Spagna. Con loro sono stati inviati a Sigonella anche sei aerei, ovvero due quadrimotori Hercules Ks130 e quattro convertiplano Osprey (Falco pescatore) Mv/22B, secondo quanto ha reso noto lo U.S. European Command (Eucom) citato dal sito web “Stars and Stripes”, la rivista dei militari Usa. «Il contingente è stato inviato perché abbiamo motivo di preoccupazione per la situazione della sicurezza in Nord Africa. Non entro nei dettagli di intelligence, ma la situazione della sicurezza in Nord Africa necessita questa misura di precauzione», ha detto il portavoce di Eucom, capitano Greg Hicks, aggiungendo che la decisione è stata presa dal Dipartimento della Difesa in coordinamento e consultazione con il Dipartimento di Stato. Di certo, dopo le polemiche sorte in seguito all’assalto al consolato a Bengasi in cui furono uccisi quattro cittadini americani – tra cui l’ambasciatore Usa in Libia Chris Stevens – il Dipartimento di Stato e il Pentagono hanno buoni motivi per tenere una forza di intervento rapido a portata di mano in Sicilia. In molti a Washington sostengono che Dipartimento di Stato e Pentagono abbiano allora sottovalutato la minaccia islamica e non abbiano preso adeguate misure preventive per proteggere il personale americano sul campo. E anche che mentre l’attacco era in corso – andò avanti per circa sette ore – si sarebbero potuti inviare dei rinforzi da Sigonella, distante meno di un’ora di volo, ma ciò non avvenne. Polemiche che peraltro non si sono ancora placate, probabilmente anche per calcoli elettorali. Tant’è che nei giorni scorsi la destra Usa, dopo aver più volte messo sulla graticola Hillary Clinton che all’epoca dei fatti era Segretario di Stato, ha ottenuto anche l’istituzione di una Commissione d’inchiesta speciale per fare ulteriore luce sulla strage.

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