M5S, espulso da Grillo il capogruppo accusato di “spechi” dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna
Gli ha dato il benservito con un post. Dieci righe sul suo blog per spiegare perché il capogruppo dei Cinque Stelle in Emilia Romagna, Andrea Defranceschi viene cacciato dal Movimento. Beppe Grillo fa accomodare alla porta un altro esponente dei grillini colpevole, secondo il comico, di aver attaccato i magistrati della Corte dei Conti. La pietra dello scandalo sono le parole pronunciate da Defranceschi nei giorni scorsi dopo che la Corte dei Conti regionale aveva chiesto a tutti i partiti di restituire le somme, nel complesso 150mila e 876 euro di spese effettuate nel 2013, che a giudizio dei giudici contabili, erano state illegittimamente dilapidate per scopi non istituzionalmente previsti.
Sotto la lente della magistratura contabile dell’Emilia Romagna erano finiti tutti i partiti: dal Pd, in cima alla lista, a cui vengono contestati poco meno di 85mila euro al Movimento 5 Stelle, con 22mila da restitituire, quindi l’allora Pdl con più di 20mila euro e l’Idv con 10mila. In fondo alla lista i 5mila euro della Federazione della sinistra e Sel, ultima, con 645 euro.
La questione non era andata giù a Defranceschi che aveva polemizzato con i magistrati contabili spiegando a cosa si riferivano quei 22.000 euro e perché erano stati spesi: «La Corte dei Conti – era statolo sfogo del capogruppo M5 – vorrebbe chiedermi la restituzione di un anno di stipendio di due persone che hanno lavorato. Questo è l’ennesimo sfregio di una burocrazia che non distingue il valore del lavoro dal furto. Mi contestano di averli pagati prima. Lo so, in Italia c’è il vizio di pagarti (forse) 90 giorni dopo. Io invece li ho pagati anticipatamente per il lavoro fondamentale che già mi stavano fornendo. E questo perché causa cambiamento in corsa dei regolamenti si era paventato il rischio che rimanessero scoperti».
Un’autodifesa che non era piaciuta per nulla a Grillo. Soprattutto perché era stata subito seguita dall’accusa, contro i magistrati contabili, di non aver raccolto le denunce dell’M5 in questi anni, in definitiva di averle quasi insabbiate. «Questo mentre alla Corte dei conti giacciono da anni, a memoria – aveva rincarato la dose Defranceschi – una decina di miei esposti per milioni di euro tutti debitamente documentati di cui non ho più notizia. Se è così, è proprio ora di smontare questo sistema e riscrivere le regole in base a un nuovo principio: quello dell’onestà e della meritocrazia. Il resto, a casa. E lasciateci lavorare».
Un attacco in piena regola alla Corte dei Conti che aveva fatto saltare sulla sedia Grillo per il quale la Corte dei Conti merita il rispetto dei Cinque Stelle e «se si viene sanzionato si chiede scusa e ci si autosospende».
Di qui la decisione di cacciare il ribelle con l’espulsione urbi et orbi del capogruppo M5S. E la gogna mediatica sul blog: «A seguito di questa richiesta formale della Corte dei Conti – scrive il comico genovese sul suo blog – il consigliere regionale Defranceschi è sospeso dal M5S e diffidato a utilizzarne il simbolo. Il M5S ha grande rispetto della Corte dei Conti e se si viene sanzionato si chiede scusa e ci si autosospende». Ora sono tutti avvertiti.