Ma quanta fretta ha il Csm di chiudere il sipario sullo scontro fra Bruti Liberati e Robledo…

20 Mag 2014 18:18 - di Redazione

Sono volati troppi stracci. Troppa sovraesposizione, troppe polemiche. E l’immagine della Procura di Milano consumata irrimediabilmente. Di qui la decisione di chiudere in fretta e furia. Il Csm ha fretta di calare il sipario sullo scontro, che da mesi sta tenendo banco sui giornali, fra il procuratore capo di Milano Bruti Liberati e il suo aggiunto Alfredo Robledo. Per questo sarà molto difficile che accolga la richiesta di nuove audizioni come quelle richieste dall’esponente del Consiglio, Antonello Racanelli, di Magistratura Indipendente, che riguardano il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili, i due pm dell’inchiesta Expo Gittardi e D’Alessio, i responsabili dei reparti della Gdf coinvolti nella vicenda del doppio pedinamento e il pm del caso Sallusti.
Racanelli ha presentato la richiesta alla Prima Commissione del Csm, che stabilirà giovedì prossimo se – ma a questo punto sembra improbabile- riaprire l’istruttoria o arrivare alla decisione finale.
La richiesta di ascoltare Nobili era stata avanzata anche da uno dei protagonisti dello scontro alla Procura di Milano, l’aggiunto Alfredo Robledo, che ieri, con una nuova nota al Csm, aveva sostenuto come non rispondeva alla realtà la tesi del procuratore Edmondo Bruti Liberati secondo cui il fascicolo sul caso Ruby venne assegnato a Ilda Boccassini con il consenso dello stesso Nobili che sino ad allora coordinava l’indagine.
Anche sull’inchiesta Expo, Robledo ha sollevato il problema della competenza della Dda di Ilda Boccassini, rivendicando quella esclusiva del suo pool che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione (attualmente il fascicolo è in coassegnazione ai due Dipartimenti.
Bruti, viceversa, ha imputato al suo aggiunto di aver determinato un intralcio all’inchiesta con le sue iniziative, tra le quali il famoso doppio pedinamento, che invece Robledo nega sia mai avvenuto.
E’ proprio per chiarire questi nodi che Racanelli aveva chiesto l’audizione dei due pm dell’inchiesta sull’Expo e dei finanzieri impegnati nell’indagine.
L’ultima richiesta istruttoria riguarda invece un episodio ormai datato, su cui Robledo ha richiamato l’attenzione nel suo esposto al Csm: i contrasti che ci furono alla procura di Milano sulla richiesta di concedere la detenzione domiciliare al direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che era stato condannato alla reclusione per diffamazione e che non aveva fatto nessuna istanza per scontare la pena a casa.
Per poter presentare questa richiesta Bruti avocò il fascicolo al pm titolare De Iorio, che Racanelli ha chiesto ora di ascoltare. E’ estremamente difficile che le nuove richieste di audizioni vengano accolte, visto che tutti gli altri componenti della Commissione – ad eccezione del relatore che si è riservato di esprimersi giovedì prossimo – hanno già manifestato il loro parere contrario, ritenendo che il Csm abbia già in mano tutto quello che gli serve per decidere sul caso Milano. Nel pomeriggio si riunirà anche l’altra Commissione, la Settima, che sta seguendo la vicenda. Ed è praticamente già scontato che Racanelli ribadirà in quella sede le sue richieste istruttorie. Ma è altrettanto scontato che il Csm ha fretta di far calare il sipario su una delle pagine più brutte della politica giudiziaria italiana.

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