Mario Adinolfi: «L’ideologia gender? Anche al Pd non piace, ma nessuno parla per paura di vendette politiche»
Quasi come una missione, Mario Adinolfi va «paese paese» in giro per l’Italia a presentare il suo Voglio la mamma. Da sinistra contro i falsi miti di progresso, un libro contro i matrimoni gay, l’aborto, l’eutanasia. Ne ricava, pressoché a ogni appuntamento, contestazioni e accuse. L’ultimo episodio si è verificato a Firenze, dove è stato giovedì. Il prossimo potrebbe accadere in qualsiasi momento: nella serata di oggi, ad Aprilia, o martedì, quando Adinolfi sarà a Sassari. «Proteste? Ormai me ne aspetto ovunque, ma le sale sono sempre piene e i contestatori sono sempre dei gruppetti. A Firenze c’erano 200 persone ad ascoltare e 50 a contestare. C’è un club che vuole usare la nostra attività per farsi pubblicità, non si tratta di un movimento di popolo e questa è la cosa che mi interessa».
Questo è un po’ il punto della questione: c’è un gruppo ristretto di persone che vuole imporre a un popolo una visione minoritaria. E che riesce a compiere colpi di mano come l’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole. Il fatto che sia solo un “club” è tutt’altro che rassicurante.
Infatti, non lo dico in termini rassicuranti, ma preoccupati. Indico il fatto che sia un elemento estremamente minoritario, non di popolo.
Come si combatte questa minoranza?
Non so come si combatte, posso dire come la combatto io: con questo libro, andando a toccare tutta l’Italia, per dire a tanta gente che sta affollando le presentazioni “alzate la testa, vi stanno scippando il diritto di educare i vostri figli, il diritto di usare la parola mamma. Rendetevi conto che in questo mese di maggio non sono stati fatti i lavoretti per la festa della mamma, perché politically incorrect”.
Non crede che ci sia una responsabilità specifica della sinistra, che ha imposto il politicamente corretto?
Il Pd, partito in cui sono stato anche io, partito che ha preso quattro giorni fa il 40% dei voti, non mi risulta che abbia mai discusso del via libera all’ideologia gender o che abbia mai detto sì al matrimonio omosessuale. Dei tre candidati alle primarie, solo uno aveva una posizione a favore.
A Milano il Pd non è in giunta?
A Milano il Pd è in giunta, ma con un sindaco che non è del Pd. Comunque, quello che voglio affermare è che questa partita o si vince nel campo della sinistra o è persa. Anche il popolo di sinistra avverte l’ideologia gender come minoritaria. Il popolo di sinistra è fatto di mamme e papà, che hanno figli a scuola e che non incontrano queste orde di figli di famiglie arcobaleno. Quello è un racconto mitologico, non esistono. Il popolo della sinistra ha letto Pasolini, che era antiabortista, ha letto Bobbio, intellettuali che nel mio libro ci sono, perché Voglio la mamma è un libretto rosso, che si rivolge al popolo della sinistra da posizioni di sinistra. Ho passato tutta la mia vita a sostegno del più debole e in questa vicenda il più debole è il bambino, l’adolescente, la famiglia in difficoltà, non certo il latore dei libretti Unar.
Si aspettava reazioni così violente?
No, non mi aspettavo questa enorme costanza di aggressione, ma sono stato molto contento di vedere che facebook, dopo aver censurato il capitolo del libro sul matrimonio omosessuale, alla fine si è dovuto scusare, ammettendo che non c’era nulla di omofobo e dicendo che era stato rimosso per errore. Questa piccola storia fa capire che questa battaglia di libertà, per la libertà di tutti, si può vincere.
Ha parlato del popolo della sinistra. E per quanto riguarda gli apparati? Ha ricevuto solidarietà?
Solidarietà aperte e forti dal partito non ne ho mai ricevute, sotterranee e silenziose sì. Questa vicenda per loro è totalmente inaspettata, volevano avanzare in tutta fretta con la legge Scalfarotto, non pensavano che uno come me potesse entrare in questo territorio. Di questi temi, nel partito, ho sempre sentito dire che era meglio non parlare, perché sono “divisivi”. Sono profondamente consapevole che questa è una battaglia controvento, ma so anche, perché le incontro per strada, che tantissime persone del Pd, anche dirigenti e amministratori locali, la pensano come me. Sono solo molto impauriti che questo anticonformismo possano pagarlo politicamente. Diffondere coraggio è il mio lavoro.
Lei oggi ha postato su fb la notizia che Magistratura democratica lamenta l’assenza di una legge sui matrimoni gay e rivendica la necessità di intervenire per via giurisprudenziale. La magistratura vuole sostituirsi nuovamente alla politica, non crede sia la conseguenza di una politica che non vuole affrontare i temi “divisivi”?
Lo è. È la politica che abdica su questi temi essenziali per la vita persone: nascere, vivere, amare, morire. Sull’utero in affitto hanno deciso i magistrati lombardi, che non hanno condannato una donna milanese di 54 anni che si è andata a comprare un figlio in India. Sui matrimoni tra uomini ha deciso il tribunale di Grosseto, sull’eterologa la Corte costituzionale.
I libretti dell’Unar sono un problema dell’oggi, crede che il governo sarà in grado di intervenire?
Io apro una cambiale di fiducia personale a Matteo Renzi, che conosco da tanto tempo, se mi deluderà farò valutazioni diverse. Sulla fecondazione assistita o sui libretti Unar i ministri competenti, Lorenzin e Giannini, facciano una bella cosa se ne occupino, una porti il testo in parlamento e l’altra intervenga a livello ministeriale. Questo bisogna fare e per l’esecutivo ora ci sono tutte le condizioni politiche per prendere decisioni.