Nella notte europea dei musei, il Colosseo lasciato ai soliti… quattro gatti

13 Mag 2014 13:27 - di Alberto Fraglia

Colosseo chiuso per la Notte europea dei musei, che si terrà sabato 17 maggio. Si fatica a crederlo ma, salvo ripensamenti, sarà così. A  confermarlo è il ministro dei Beni culturali in persona, Dario Franceschini. Il monumento dell’antichità più visitato al mondo, il gioiello che più ci invidiano per la sua mole spettacolare e il suo carico di storia, il giacimento architettonico che continua ad affascinare milioni di persone in ogni angolo del globo ed a  richiamare folle di turisti da ogni continente, resterà chiuso perché non si trovano quattro o cinque custodi disponibili. Ci sarebbe da ridere, se la questione non fosse invece terribilmente seria. Sono cose che avvengono soltanto in Italia. Quel che è peggio è che un ministro della Repubblica, investito del problema, non sappia neppure cosa fare. Impotente come un pesce lesso.  Difficile dire se sia più inetto che imbelle.  “Imbelle”, ossia incapace di reagire, di combattere, di tener testa ai sindacati. Sì, perché  la spiegazione per questa ennesima figuraccia che ci apprestiamo a fare a livello internazionale sta tutta qui: in un accordo sindacale che non prevede abbastanza personale interno su base volontaria. Tra il grottesco e  lo spaesato, il “pescelesso” Franceschini dichiara di “non avere strumenti per forzare questa situazione”. E chi dovrebbe averli gli strumenti se non un ministro? Se un accordo sindacale, per quanto legittimo ( visto che è il frutto di una intesa concordata tra amministrazione statale e parti sociali), non può essere  modificato, rivisto, rivisitato neppure di fronte ad un evento eccezionale, come eccezionale è certamente la giornata che l’Europa ha voluto dedicare alla cultura e alla storia, puntando sui musei aperti per una notte intera, ci domandiamo a che cosa serva il ministro dei Beni culturali. E dire che Renzi, pochi giorni fa, ha tuonato contro i sindacati, annunciando di volerne  fare strame. E’ proprio vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il… governo. Almeno ci risparmiassero lo spettacolo di un ministro che va in giro a cantare le lodi della bellezza artistica italiana, con il piglio di chi la sa lunga, di chi salverà Pompei dal collasso monumentale e ridarà splendore e valore al nostro immenso patrimonio artistico, salvo poi arrendersi di fronte al primo guardiano che manca. E se proprio non ha idee per risolvere il problema, un consiglio sentiamo di darglielo: si rivolga alla protezione civile. Servirà almeno a salvare la faccia. E un attimo dopo si dimetta per manifesta incapacità.

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