Rompicapo Italia. “Area” fa il punto sul voto tra speranza, furbizie e occasioni perdute

28 Mag 2014 15:51 - di Romana Fabiani

«Rompicapo Italia», è la copertina del numero di Area in edicola che ospita una lettura “controcorrente” del voto europeo appena trascorso e, come ogni mese,  spazia dall’ambiente alla politica estera, dal volontariato all’imprenditoria, dal made in Italy  al costume. In questo numero un’inchiesta sull’Altro Piemonte oltre la Fiat, un focus sul peso fiscale delle piccole e medie imprese (Morire di tasse, Sos impresa), un affondo sugli sprechi alimentari (Il fardello dell’uomo grasso di Luca Pesenti) e un articolo su Rubik, il cubo che ha segnato una generazione. Io voto italiano, è il titolo dell’editoriale di Fabio Rampelli che fa il punto sul clamoroso risultato del Pd di Renzi che potrebbe spiegarsi come il bisogno di speranza, «una speranza che ha prevalso sul risentimento di Beppe Grillo e ha alimentato nell’elettorato benpensante il terrore del baratro, dell’ingovernabilità, della furia vendicatrice e improduttiva». Un risultato a cui il centrodestra ha contribuito in maniera sostanziale – scrive il deputato di Fratelli d’Italia – «Berlusconi ha tessuto le lodi del leader del Pd in modo insistente e imbarazzante, sdoganandolo tra i suoi elettori e arrivando a far credere che il rottamatore non fosse altro che il Cavaliere redivivo. Alfano è stato un’invidiabile stampella, mai nelle condizioni di concretizzare dal governo risultati a favore del blocco sociale di centrodestra. E infatti oltrepassa di un’inezia il 4% grazie al recupero di Casini in un salvifico accordo elettorale, nonostante la gestione di ministeri di fortissimo impatto per addensare il consenso, come l’Interno, le Infrastrutture e la Salute. No, Alfano e Lupi decisamente non fanno traino…». Il Movimento 5 stelle che perde più di tre milioni di voti in un anno e mezzo, invece, pare travolto da quel declino repentino tipico dei fenomeni umorali e rancorosi, cioè senza sbocchi.  Nel centrodestra – continua l’editoriale – «brilla la stella di Giorgia Meloni che, nelle condizioni di forte polarizzazione, ha raddoppiato i consensi di Fratelli d’Italia in poco più di un anno e oltrepassato la soglia psicologica di un milione di voti». Lo sfaldamento del Pdl ha generato una diaspora che ha tolto credibilità all’offerta complessiva, favorendo paradossalmente il richiamo del “moderato” Renzi. «Magari – scrive Rampelli – Berlusconi si starà mangiando le mani per non aver celebrato due anni fa le primarie per la premiership, che vedevano in pista Alfano, Meloni e Crosetto, probabile punto di ripartenza di una coalizione che, dal giorno del loro annullamento, è apparsa condannata a una lenta agonia.  O forse la perenne indecisione nel passaggio del testimone è stato il modo per mantenere il controllo dell’opposizione al governo, nell’attesa dell’eredità dinastica verso Marina. Solo il tempo potrà dire se sarà vero. La sinistra, che ha chiamato lo scontro frontale con Grillo nelle ultime 72 ore per portare più voto d’opinione ai seggi, ha guadagnato una vocazione maggioritaria fatta però di una somma di furbizie che potrebbero disallinearsi subito dopo il semestre europeo guidato dall’Italia». Intanto l’Europa incombe, chiede all’Italia di pagare 50 miliardi l’anno per almeno 20 anni allo scopo di abbattere al 60% il debito pubblico, mentre la crescita è ferma e la popolazione s’impoverisce. L’auspicio è che le promesse di un diverso protagonismo italiano possano presto trasformarsi in realtà, «nel nome dell’Italia».

 

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