Sui marò la Mogherini scopre l’acqua calda: non sarà facile riportarli in Italia

22 Mag 2014 10:54 - di Bianca Conte

I temi caldi dell’agenda di politica estera sviscerati a profusione dal ministro Mogherini ai microfoni di Radio 24: da dove, tra ossequi alla prudenza diplomatica e captatio benevolentiae indirizzate direttamente al premier Renzi, la titolare della Farnesina dimentica le mancanze del governo in carica in materia di politica estera. A partire dalla silente inadempienza rispetto al caso dei nostri marò, passando per la “bomba immigrazione”, i cui effetti nefasti – per le vite perse in mare in questi viaggi della disperazione – e per le conseguenze interne a casa nostra non finiscono di deflagrare pericolosamente, fino alla polveriera libica. Così, mentre da un lato il ministro degli Esteri democrat rivendica partigianamente al governo Renzi la scelta di puntare alla «internazionalizzazione della vicenda» dei due marò trattenuti in India (cosa che «non era stata fatta prima» aggiunge persino), dall’altra dimentica che dopo la tanto autosponsorizzata mossa diplomatica c’è stato poco a cui plaudire: i due fucilieri di Marina sono stati abbandonati al loro destino processuale, in una sorta di limbo impaludante, in cui le settimane e i mesi passano, senza che la situazione evolva e si sblocchi positivamente una volta per tutte. E sono passati già due anni. Due anni di detenzione coatta, anche se in una sorta di domiciliari, senza che i governi di centrosinistra, da Monti a Renzi, passando per l’esecutivo Letta, che si sono succeduti, siano riusciti a riportare a casa dalle loro famiglie i nostri due militari. Tanto che lo stesso ministro Mogherini sul caso è costretta a concludere (molto poco ottimisticamente): «Non sarà un percorso facile: bisogna essere realisti e dire la verità, a loro e agli italiani».
Come non sarà facile, lascia intuire l’inquilina della Farnesina, sciogliere il nodo immigrazione che a Bruxelles hanno tutto l’interesse a lasciare ben intrecciato nelle nostre mani. Anche a questo proposito, allora, cerchiobottisticamente il ministro da un lato riconosce che «ci sono sicuramente della mancanze che la Ue ha avuto in questi anni, nel capire la gravità del fenomeno e nelle politiche capaci di gestire l’immigrazione», dall’altro aggiunge che «il nostro Paese ha adottato la politica del respingimento in passato, ed è stato uno dei momenti più bui della nostra immagine internazionale e della nostra coscienza nazionale». Concludendo con la ovvia e non contestabile osservazione secondo cui «è un dovere morale» soccorrere i migranti in mare». Non senza, però, aver detto prima che «la frase con la quale viene accolta ogni mia richiesta di condividere con l’Italia la responsabilità nel salvataggio delle vite umane è: riconosciamo con grande favore che l’Italia ha cambiato politica».

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