Torino blindata regge all’urto dei No Tav. Crosetto: «È inaccettabile obbligare 1200 agenti a difendere la città»

10 Mag 2014 21:00 - di Redazione

Sfila in una Torino blindata il popolo No Tav. Migliaia di persone, arrivate da ogni parte d’Italia per protestare contro le accuse di terrorismo formulate dalla magistratura a quattro simpatizzanti, in un serpentone che si snoda per i quartieri più eleganti della città sotto gli sguardi di 1.200 agenti in tenuta antisommossa. Non ci sono incidenti da raccontare anche se non sono mancati i momenti di tensione con la polizia. Centinaia i manifesti incollati e due camionette della polizia imbrattate con adesivi e vernice spray. «Noi lo avevamo detto che sarebbe stata una manifestazione colorata e pacifica», commenta Alberto Perino, leader storico del movimento. I suoi toni restano però alti e di sfida. «Abbiamo mantenuto la compostezza nonostante le provocazioni della polizia», aggiunge, dove per “provocazioni” si deve leggere l’ingente schieramento di poliziotti, carabinieri e finanzieri e persino la trasformazione del palazzo di giustizia in un fortino protetto da transenne e poderosi betafence in acciaio e cemento armato. I controlli preventivi delle forze dell’ordine sono stati rigorosi e minuziosi: a tutti i passeggeri di un pullman proveniente da fuori Piemonte sono stati fotografati i documenti di identità. Nel capoluogo piemontese si radunano i No Tav della Valsusa, gli autonomi dei centri sociali, Rifondazione, i sindacati di base, molti anarchici. Ci sono famiglie con bambini. C’è anche Erri De Luca, lo scrittore che per partecipare alla manifestazione tralascia il Salone del Libro: «Sono qui, come tanti altri, perché l’accusa di terrorismo mossa a quattro ragazzi che forse, e sottolineo forse, hanno bruciato un compressore è talmente delirante che ci vuole della gente sobria a fare da contrappeso». Quanto alle tensioni sull’ordine pubblico, De Luca (che a Torino è indagato per istigazione a delinquere) è del parere che «se ci fossero gli estremi bisognerebbe denunciare i gestori della pubblica piazza torinese per procurato allarme». Si levano alti i canti contro il Tav e a favore dei giovani in attesa del processo. Gli estremisti se la prendono un po’ con tutti, compreso il Movimento 5 Stelle e Davide Bono, candidato alla presidenza della Regione. Ma il nemico numero uno fra i partiti resta il Pd: e gli slogan («la lotta al capitale si fa così, fuoco fuoco sul Pd») fanno infuriare il segretario piemontese Davide Gariglio e il senatore Stefano Esposito, anche perché nel corteo si nota un esponente torinese di una forza alleata, Sel. «È inaccettabile – dice Guido Crosetto, candidato governatore per Fdi-An – obbligare 1.200 agenti a difendere una città paralizzata per l’ennesima volta dai No Tav». I quali hanno già pronta la prossima mossa: il 14 maggio si troveranno davanti al cantiere del Tav per quello che definiscono il “funerale” simbolico del compressore danneggiato dalle molotov un anno fa.

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