De Bortoli chiede scusa per la gaffe del suo “Corriere”: la recensione del libro firmata dal marito dell’autrice
«Conosco bene la sua professionalità: è normale che sul Corriere uno scrittore intervisti sua moglie?». Il tweet tranciante diretto pubblicamente a Ferruccio de Bortoli, direttore del quotidiano di via Solferino, è firmato dal critico letterario Gian Paolo Serino. Quel “guastafeste” di Serino ha allegato un’intervista di Paolo Roversi, scrittore di libri e gialli e collaboratore del quotidiano di via Solferino, che ha intervistato appunto la signora Roversi sulle pagine milanesi del Corriere della Sera, senza però farlo sapere ai lettori. A leggere la risposta dell’imbarazzatissimo de Bortoli, neanche il direttore del più autorevole (almeno così si diceva un tempo) quotidiano italiano ne sapeva nulla. Il cinguettio di risposta assomiglia più al tonfo di chi è caduto dalle nuvole: «No, non lo sapevamo, le mie scuse», liquida la questione de Bortoli. A questo punto rileggersi l’intervista incriminata è quasi d’obbligo. Roversi presenta sua moglie precisando che la scrittrice Bea Buozzi è il «nome de plume di una trentenne milanese». E su questo possiamo stare tranquilli, ma non ci fa sapere come si chiama veramente, non sia mai qualcuno faccia due più due. Quindi parte la “promozione” dei tre romanzi in uscita scritti dalla consorte per la Mondadori, una sorta di “Sex and the City” alla milanese. Si parte il 10 giugno con Matta per Manolo. Laddove il Manolo in questione è appunto una nota marca di scarpe “trendy” assai. Nell’intervista, mezza pagina con tanto di foto della biondissima scrittrice, si legge tra l’altro: «Alla vigilia dell’uscita del libro abbiamo incontrato l’autrice». A questo punto è inevitabile chiedersi: l’appuntamento è stato concordato nel tinello della cucina, in soggiorno o in camera da letto? Le domande di Roversi si alternano tra curiosità come: «Da cosa è nata l’idea di scrivere tre romanzi ambientati a Milano?». A: «Quanto deve ai romanzi di Sophie Kinsella e alla serie tv Sex and the City?». Manca, tuttavia, la domanda fondamentale, quella che ognuno di noi al posto di Roversi avrebbe posto all’autrice: «Cara, cosa c’è stasera per cena?»