E ora Renzi vuole sbloccare le opere dei Comuni. In che modo? Mistero
Mettiamoci nei panni del sindaco di un qualsivoglia Comune italiano. Non sa ancora che pesci pigliare su aliquote, tariffe e balzelli vari da appioppare ai propri cittadini per rimpinguare la cassa e si vede recapitare la lettera accorata del premier Matteo Renzi. La legge d’un fiato. Finalmente scrive uno che è fatto della stessa pasta, uno che conosce la materia, che sa quanto è dura la vita di un primo cittadino per averla provata sulla propria pelle. Uno che sa quanto sia difficile praticare l’arte del governo quando devi assumere decisioni impopolari, e sa che i suoi concittadini sono alla corda, le famiglie in debito di ossigeno finanziario, con padri di famiglia cassaintegrati o disoccupati, e giovani alla disperata ricerca di un posto di lavoro. E poi, quella economia locale che non tira. Che è ferma, bloccata, immobilizzata. Le opere pubbliche, quelle poche che con uno striminzito bilancio si è riusciti a far partire, stoppate da mille intoppi. Cantieri che marciscono, abbandonati, serrati e a mala pena controllati. E’ l’Italia che si ferma, asfissiata dai conflitti di competenza tra enti territoriali, paralizzata in attesa delle sentenze dei Tribunali amministrativi, ferma al palo per i ritardi del Cipe, per il nulla osta delle Sovrintendenze. L’Italia che rallenta la sua corsa verso la modernizzazione delle infrastrutture per una quisquilia, un permesso negato, un ricorso, una impugnativa sollevata da chi non si è aggiudicato un appalto e che, nella grossolana incertezza del diritto in cui viviamo, ha sempre un argine per sperare che la gara possa essere sospesa, persino annullata. Intanto il tempo corre via. I costi si dilatano. E l’opera langue. Ecco, ad un sindaco (e sono tanti) che si trova in queste condizioni, la lettera amichevole e affettuosa di Renzi deve aver procurato l’effetto di un placebo. Un placebo, appunto. Ossia un farmaco somministrato soprattutto per gli effetti psicologici che può avere sul paziente. Sarà pure una trovata geniale quella di chiedere ai sindaci l’elenco delle opere bloccate per porvi riparo. Una chiamata collettiva ad agire per “sbloccare l’Italia”, come lo stesso Renzi ha annunciato con il solito vezzo di sparare alto. Ma la genialità, ammesso che sia tale, rischia di infrangersi in una sostanziale impraticabilità. E il rimedio, in questo caso, è peggiore del male. Almeno fin tanto che il novello pifferaio di Hamelin non dica ai Sindaci come e con quali provvedimenti intenda rimuovere gli ostacoli su menzionati. Il placebo, con tutto il rispetto, non può bastare.