Forza Italia, ancora tensioni. Cattaneo accusa: «Ho perso per colpa di un partito in crisi»

10 Giu 2014 12:24 - di Redazione

Forza Italia riparte dalle vittorie di Padova, Potenza e Perugia. Ma le tensioni per la debacle al Nord e nelle grandi città restano. Come si evince chiaramente dalle dichiarazioni post voto degli esponenti più vicini a Silvio Berlusconi una delle cause viene rintracciata nell’astensionismo, «perché si sa – è il ragionamento – che i nostri al secondo turno non vanno a votare». Ma c’è soprattutto quella che lo stesso Giovanni Toti definisce la “questione settentrionale”. Avere perso al ballottaggio le roccaforti simbolo del centrodestra è un segnale che crea allarme e alza i toni. A bruciare su tutte è la sconfitta di Alessandro Cattaneo. Sindaco di Pavia dal 2009, secondo un sondaggio, Cattaneo è il primo cittadino più amato d’Italia. Una sconfitta la sua che non era nell’aria e che ha sorpreso tutti. In un’intervista al Messaggero, Cattaneo punta il dito contro le divisioni interne e invita alla riflessione: «Era una bella giornata di sole, evidentemente molti dei nostri hanno preferito andare al mare. Anche questa è una cosa su cui riflettere». Errori certamente ne ho fatti, spiega Cattaneo, «però vorrei far presente che in città, alle Europee, Forza Italia si è fermata al 17 e il Pd ha superato il 42 per cento. Cinque anni fa – prosegue – io venni eletto, malgrado avessi appena 29 anni, anche grazie al fatto che il Pdl andava a gonfie vele. Questa volta il traino non c’è stato. Dovremmo essere tutti consapevoli – aggiunge l’ex sindaco – che le cose devono cambiare, che ci stiamo arenando in discussioni e rivalità interne che distruggono quanto è stato costruito in tanti anni». Alla domanda se siano da ridisegnare tutti i vertici del partito, Cattaneo replica: «A livello locale una classe dirigente che funziona c’è. È a livello nazionale che le cose devono assolutamente cambiare, c’è bisogno di un grande rinnovamento». Le primarie spiega possono essere «un modo, ma prima di tutto bisogna mettere da parte rancori e rivalità». Su Raffaele Fitto e Giovanni Toti, ripete che «bisogna mettere da parte tutto questo e trovare dei meccanismi che consentano un rinnovamento vero. Anche perché queste elezioni ci hanno detto che per noi si è riaperta una questione settentrionale. Il nord è sempre stata la nostra forza, rischiamo di perderla per sempre». Una chiave lettura che viene riproposta anche su Libero da Maurizio Belpietro: «Quel che abbiamo scritto a proposito della Lombardia può essere ripetuto pari pari anche per Veneto e volendo anche per il Piemonte, tre regioni che volevano dar vita alla macroregione, cioè a un’aria fortemente integrata in grado di trascinare il resto d’Italia. Al centrodestra restano ancora alcune roccaforti al Sud, ma non si può pensare di guidare un Paese che vuol tornare ad avere un’economia competitiva accontentandosi della ridotta nel Mezzogiorno». La soluzione? «Quale miglior occasione ora – scrive Belpietro – dopo la sconfitta, di ridare le carte e rilanciare i moderati?…». Ma chi pensava che tra gli azzurri già da martedì si potesse consumare una sorta di redde rationem resterà deluso. Silvio Berlusconi, come d’altronde ha sempre fatto, non partecipa all’Ufficio di presidenza né a nessuna delle riunioni tecniche in programma per oggi: né a quella in cui si voterà il consuntivo annuale dell’ex-Pdl, né a quella dove si approverà invece il bilancio di Forza Italia. L’obiettivo del Cavaliere di voler ridare una scossa al partito per dare corso a una sorta di “rivoluzione interna” rimane inalterato, ma i tempi per il chiarimento interno slittano di qualche giorno in attesa che il clima si stemperi. Sebbene Berlusconi sia tornato a chiedere di abbassare i toni, infatti, le rivalità tra Raffaele Fitto e Toti  restano. Fitto ha annunciato che non andrà alla manifestazione organizzata da Toti e continua a sostenere la sua linea che punta alle primarie. «Non parteciperò alla manifestazione di Napoli organizzata da Toti» venerdì, dice l’ex governatore della Puglia ad Agorà (Rai 3), sottolineando di aver solo ricevuto una mail di invito pur essendo stato il capolista alle europee. Ma aggiunge: «Io non ci penso assolutamente alla spaccatura. Porterò avanti le mie tesi all’interno del mio partito. Mi auguro, chiedo e sono convinto che sia il presidente Berlusconi che debba aprire la seconda fase del partito. Ho chiesto al presidente di aprire il confronto all’interno del partito, non c’è un’idea di contrapposizione. I segnali che vengono da queste elezioni sono indicativi perché pure in un trend negativo abbiamo dei segnali positivi». 

 

 

 

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