Il ministro Padoan diffonde ottimismo, ma i conti del governo non tornano

11 Giu 2014 12:36 - di Silvano Moffa

Diffondere ottimismo può aiutare a vincere la rassegnazione. Purché non si esageri. E si rimanga  con i piedi ben piantati in terra. Il verbo renziano preme molto su questo tasto, quasi a voler esorcizzare la crisi e infondere fiducia nelle “magnifiche sorti e progressive” del nuovo corso. Un verbo che ha ormai contaminato  ministri, sottosegretari  e corti varie. L’ultimo a iscriversi al club degli “ottimisti a prescindere” è    Pier Carlo Padoan, responsabile del dicastero più delicato ed esposto del governo, quello dell’Economia. Ebbene, il nostro torna ad esibirsi ai microfoni di Rainews24, nello sperticato elogio delle virtù italiche, le sole in grado di avviare la tanto sospirata ripresa. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole. Considerazioni lapalissiane, se volete. La ricetta è sempre la stessa. Semplice da raccontare, difficile da realizzare. “La via maestra per ridurre il debito pubblico è la crescita”, ammette Padoan. Per alimentare la crescita ci vogliono le riforme: da quelle istituzionali a quelle del lavoro, della pubblica amministrazione, del fisco. E’ il cantiere aperto del governo. Peccato che il cantiere fatichi a svilupparsi e che i calcoli dell’esecutivo mostrino la corda. Dopo le riserve dei tecnici del Senato sul decreto Irpef mandati a quel paese dal premier Renzi, è giunta la bocciatura degli esperti della Camera. A non convincere, tra le altre norme, è il tanto decantato bonus da 80 euro. Dopo aver fatto cassa elettorale , Renzi dovrà ora fare i conti con la dura realtà delle cifre e con le previsioni di entrata ampiamente forzate. Tra qualche settimana inizierà il  percorso per redigere il bilancio dello Stato per il prossimo anno. Percorso tutto in salita, tortuoso, accidentato. L’esecutivo dovrà trovare, intanto, 20 miliardi soltanto per mantenere gli impegni. In più ballano le cifre sull’anno in corso. Tra clausole di salvaguardia – ossia il meccanismo compensativo che comprende tagli lineari, aumenti delle accise e balzelli vari, a fronte di un gettito inferiore alle attese – ed errori di valutazione sulla platea dei beneficiari dei provvedimenti presi dal governo per sostenere i redditi più bassi, si profila un effetto boomerang dell’intera impalcatura politico-finanziaria fin qui  messa in piedi. Con l’aggravante che  continuare ad attingere risorse dalle tasse sulle sigarette e sugli alcolici  oltre un certo limite porta inevitabilmente a contrarre i consumi in quell’ambito, vanificando la pesca del Tesoro. Che farà allora il Governo?  Potete giurarci. Con l’Europa che continua a chiedere rigore di bilancio, torneranno a farsi sentire i fautori della manovra correttiva. Che vuol dire: più tasse e più stagnazione. Altro che ottimismo. Qualcuno svegli dal sonno Padoan e compagni.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *