Il trasferimento della Concordia spacca il Pd: Rossi contro il governo sui rischi ambientali
Durante il trasferimento a Genova del relitto della Concordia «si prevede possano avvenire rilasci a mare di acque interne, sostanze e preparati censiti all’interno e idrocarburi». Lo scrive Costa nel piano di trasferimento presentato al governo. Secondo la compagnia, «in virtù delle misure di mitigazione che si prevede di adottare, si ritiene che l’impatto associato alla fuoriuscita di acque marine potenzialmente inquinanti, da prodotti e preparati chimici e da idrocarburi sia di lieve entità». Quello dell’inquinamento non è il solo problema inerente il viaggio dal Giglio a Genova, lungo 200 miglia nautiche, 370 chilometri, che durerà cinque giorni ad una velocità media di 2,5 miglia l’ora, condizioni meteo-marine permettendo. Se infatti le previsioni indicheranno venti superiori a 15 nodi e onde di oltre 2 metri per l’arco di tempo che la nave impiegherà a raggiungere la Liguria, non verrà dato il via libera all’intera operazione. Nei dettagli del trasferimento la rotta studiata prevede che la Concordia venga trainata a est fino a 5 km dall’isola per poi piegare a sud passando a 10 km da Giannutri e successivamente dirigere verso la Corsica, un tratto lungo circa 100 km che passa 15 km a sud di Montecristo. A 25 km dalle coste dell’isola francese la Concordia virerà a nord trovandosi Bastia a 30 km ad ovest e, ad est, Capraia a 10 km, Pianosa a 20 e l’Elba a 25. All’altezza dell’isola di Capraia i rimorchiatori metteranno la prua a nord-ovest per raggiungere Genova. «Tutta l’area – afferma Costa nei documenti presentati al governo – è già soggetta ad un intenso traffico marittimo» e, in ogni caso, si tratta della rotta «più possibile lontana dalle isole e dalle coste», una rotta che «abbia il minor impatto in termini di interferenza con il traffico marino e le aree protette». Una volta arrivata a Genova, dice ancora il progetto della Costa, la Concordia verrà sistemata lungo la diga esterna del terminal container di Voltri e, successivamente, in banchina. Contro il progetto si è già schierato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. «Il governo deve intervenire: esiste ancora un governo che deve fare le valutazioni di impatto ambientale oppure è Costa a decidere tutto da sola?». Secondo Rossi, compagno di partito del premier Matteo Renzi, «tenere per 5 cinque giorni la nave in mare significa moltiplicare per cinque il rischio. A settembre il porto di Piombino sarà pronto. Noi continuiamo a chiedere che si tenga in considerazione Piombino. Loro ci hanno impiegato tre anni per preparare lo spostamento, se si aspetta ancora qualche mese e si fa in modo di inquinare meno è meglio per tutti».