India, l’ennesimo orrore: voleva un maschio, uomo d’affari uccide figlia e moglie a Nuova Delhi
Nuovo orrore in India: ancora violenza su donne e bambini, stavolta in ambiente borghese. L’avversione per le figlie femmine che ancora oggi ossessiona moltissimi indiani, si è materializzata questa volta a Nuova Delhi, dove un uomo d’affari che non aveva mai accettato l’idea che la moglie potesse avere messo al mondo nel 2011 una bambina invece di un desiderato maschietto, ha finito per strangolare la consorte, gettandone il cadavere dalla finestra, e poi per uccidere nello stesso modo la bambina di meno di tre anni. Le cronache riferiscono che prima di mettere in atto il suo gesto l’uomo, Ajit Kumar, aveva tentato la via dei tribunali presentando in passato una istanza di divorzio. Ma il giudice l’aveva respinta suggerendogli di prendersi un anno per riflettere. Un consiglio, però, che si è dimostrato fatale. I vicini della coppia, in un quartiere residenziale di classe media della capitale, erano a conoscenza delle frequenti liti fra l’uomo e sua moglie Shalini, legati sempre alla “sventurata” nascita della piccola Vanshika. Ma anche a un altro, fra i tanti temi per il quale le donne in India sono a rischio: l’inadeguata dote portata al momento del matrimonio. L’ultima discussione, sabato, è sfociata nel tragico epilogo. Kumar ha commesso il duplice omicidio e poi ha architettato un rudimentale piano per cercare di salvarsi: «Al mio ritorno – ha detto in una telefonata alla polizia – ho trovato mia moglie e mia figlia morte. Uccise da sconosciuti». Quando gli agenti sono arrivati l’uomo si è fatto trovare sulle scale, piangente, con la figlioletta tra le braccia. Ma un esame medico sommario dei cadaveri e l’inconsistenza dell’alibi lo hanno inchiodato, tanto che poco dopo ha confessato. Insieme a Kumar, che ora rischia di finire i suoi giorni in carcere, sono stati arrestati anche la madre e il fratello, con l’accusa di persecuzione reiterata riguardante il problema della dote. Questo doppio omicidio non ha però scioccato l’opinione pubblica indiana, ancorata spesso a tradizioni ancestrali che sempre sistematicamente penalizzano le donne. La nascita di una bambina in ambiente rurale, ad esempio, non è spesso ben vista per il minore apporto lavorativo di un figlio maschio (come capita peraltro anche in Cina) e per l’onere della dote, che aggrava i bilanci delle famiglie. Dall’ultimo censimento della popolazione indiana del 2011 è emerso che in nessuno degli Stati dell’Unione le donne sono in eccedenza rispetto agli uomini, mentre la media nazionale è di 940 donne per 1.000 maschi. E questo nonostante misure protettive e stimolanti a favore della nascita delle bambine. Negli ospedali indiani, ad esempio, da tempo è vietato – e la trasgressione è pesantemente punita dalla legge – far conoscere ai genitori il sesso del proprio figlio al termine di una ecografia. Non è un segreto però che in molte zone, dietro pagamento, il divieto viene aggirato e il rischio per la vita della piccola nascitura si aggrava pericolosamente. Inoltre la soppressione delle figlie femmine prima della nascita mediante aborto o subito dopo con forme di violenza diretta o indiretta rafforza lo squilibrio demografico che contribuisce, secondo gli studiosi, al fenomeno importante degli stupri che si registra quotidianamente in India.