L’addio di Eric Clapton a concerti e tour: vuole andare in pensione. «Vivere on the road è insopportabile»
Finisce in soffitta la chitarra di Eric Clapton: Slowhand dice addio a concerti e tour. «Credo che quello che mi consentirò sarà di continuare a registrare in studio, ma andare in giro è diventato insopportabile», ha annunciato il musicista in un’intervista rilasciata alla rivista Uncut che gli ha dedicato la copertina di agosto.Un annuncio in controtendenza rispetto alla moda attualmente in voga tra le pop e rock star, sul palco fino all’ultimo respiro: capelli tinti (se va bene), divisa d’ordinanza da ribelle immancabile, Che rischia di sarte stretta a divi in età pensionabile, e tanta grinta che non sempre si declina alle diverse primavere che immancabilmente gravano sulle spalle (e sulle gambe) dei miti on the road della rivoluzione musicale. E l’ultima – per quanto leggendaria – esibizione di Mick Jagger e compagni lo dimostra una volta di più. Esattamente come è impossibile negare che le provocazioni in stile “hard” della matura Madonna lasciano ormai il tempo che trovano: rintracciare qualche linea di quella febbre da palcoscenico che ha alimentato il virus della trasgressione tipico di Like a vergin, o il camaleontismo al limite del circense di Who’s that girl, è ormai impresa da entomologi della storia dello show business discografico.
E allora, non stride – anche se dispiace – pensare che almeno per Eric Clapton si chiude un’epoca: quella dei concerti live. Delle improvvisazioni in scena. Dei tour in giro per il mondo: l’ultimo è stato quello avviato in Giappone a febbraio e conclusosi nei giorni scorsi in Polonia. Un tour che non ha toccato le nostre coste, malgrado le innumerevoli richieste di partecipazione arrivate al maestro della chitarra blues da parte di molti festival della penisola. Un diniego alle esibizioni live ribadito e ufficializzato a mezzo stampa da Clapton che, prossimo ai settant’anni, non fa mistero dei suoi acciacchi, degli strani dolori e dello stress che lo attanagliano sul palco e fuori, tanto da fargli vedere «la vita in giro, on the road, come una sofferenza». «Quello che mi concederò – ha dichiarato allora l’artista – sarà continuare a registrare in studio. Non voglio arrivare al punto di vergognarmi di me», ha chiosato laconico nell’intervista al periodico Uncut. «Essere on the road – ha proseguito Clapton – è diventato difficile. Ci vuole troppo tempo per essere ovunque» ha spiegato, non negando la verità del tempo scritta sul suo volto e impressa su quelle virtuosissime mani. Una prestanza fisica e una professionalità, le sue, su cui pesano oggi anche i lunghi periodi di dipendenza dalla droga, oltre che le conseguenze di quei prodigi strumentali che hanno reso le sue mani celebri quanto provate. «Ho strani dolori, e se dovessero aumentare potrei anche smettere di suonare la chitarra», ha aggiunto infatti Clapton all’elenco degli annunci di commiato, smentendo una volta per tutte rumors ciclicamente on line su una possibile reunion dei Cream. Anzi, ricordando l’amico JJ Cale, autore della hit Cocaine, che disse «quando compirò 70 anni sarò ufficiosamente in pensione», Clapton ha ribadito la stessa intenzione. Lui, del resto, supererà quel traguardo il prossimo 30 marzo 2015.