Le Frecce Tricolori unica nota lieta in una parata dimessa per l’assenza dei nostri due fucilieri
Le Frecce Tricolori sorvolano il cielo della capitale. Un picchetto interforze presidia le scale del Vittoriano e la banda dell’Esercito intona l’Inno di Mameli: come il rito cerimoniale prevede, la solenne parata militare in onore della Festa della Repubblica anche questo 2 giugno ha avuto inizio con la deposizione da parte delle più alte cariche dello Stato della corona d’alloro sull’Altare della Patria, dove ogni anno si rinnova il ricordo celebrativo intestato simbolicamente al milite ignoto caduto. «All’Altare della Patria – ha scritto per la circostanza il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli – ho rivolto un deferente pensiero a tutti i militari italiani che hanno sacrificato la vita al servizio del Paese. Nel 68° anniversario della Repubblica, e a cent’anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ho rinnovato con particolare commozione il mio omaggio al Sacello dell’ignoto soldato caduto, con tantissimi altri, in quell’immane tragedia che ha segnato indelebilmente la storia del nostro Paese e dell’Europa». Un tributo, quello del Capo dello Stato, rivolto ai soldati italiani impegnati su diversi fronti ai quali, nel giorno di questa tradizionale festa nazionale, l’inquilino del Quirinale ha condensato parole di incoraggiamento e di apprezzamento. «Nel giorno della Festa della Repubblica giungano a tutti voi, soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri, di ogni ordine e grado, la considerazione e la gratitudine degli italiani e un fervidissimo augurio». Quindi, sulla scia dell’augurio istituzionale, alla presenza del premier Renzi – arrivato a piedi da Palazzo Chigi tra selfie improvvisati e saluti – oltre che dei presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini, ha avuto inizio la spettacolare parata militare. Così, sotto gli occhi della tribuna che ha visto riuniti sugli spalti anche i ministri Angelino Alfano, Federica Mogherini, Maria Elena Boschi e Roberta Pinotti, hanno cominciato a sfilare, corpo dopo corpo, le storiche divise del Bel Paese.
Il tema era “Forze armate, valori e tradizione dalla prima guerra mondiale alla difesa europea”. Lo svolgimento affidato allo schieramento di sette settori, in rappresentanza di tutti i corpi dello Stato, militari e non. Ma, in continuità con le ultime edizioni, rigorosamente all’insegna della sobrietà, in nome della quale in piazza non era prevista la presenza di mezzi – tranne alcuni veicoli storici e quelli della Protezione Civile – né di cavalli, con l’eccezione di quelli dei Corazzieri, che l’anno scorso invece sfilarono a piedi. Una versione rigorosamente austera, quella della parata militare di quest’anno, entrata nel vivo della commozione e dell’orgoglio nazionale quando a sfilare è toccato ai militari della brigata San Marco, e una folla plaudente ha riservato loro, in rappresentanza simbolica dei nostri due fucilieri di Marina trattenuti in India, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, un sentito e coinvolgente applauso a scena aperta. Stesse scene di giubilo al passaggio di paracadutisti e bersaglieri, che hanno concluso la sfilata.