Malaffare: il Pci si smarcò col trucco, il Pd ci prova scaricando le colpe sul “passato”
Il passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica, certamente incarnato dalla crisi del berlusconismo e dal successo di Renzi, trova conferma nella nuova Tangentopoli che si sta abbattendo sul Paese. I grandi momenti di trasformazione politica sono quasi sempre contrassegnati da eventi giudiziari che spazzano via una classe dirigente, facendola apparire inadeguata, corrotta, fatta di approfittatori.
Accadde così all’inizio degli anni Novanta, quando le procure italiane scoperchiarono un malaffare fatto di tanto finanziamento illecito alla politica e di tanta corruzione e a seguire ci fu il crollo del vecchio sistema e la liquefazione dei partiti di governo. In un attimo scomparvero la Dc e il Psi, il Psdi, il Pri e il Pli. Cinque grandi partiti, per numeri, culture politiche o tradizione, furono fatti fuori dal ciclone giudiziario e al loro posto arrivò il neonato centrodestra e una sinistra trasformatasi da Pci in Pds.
Oggi come allora la profonda debolezza della politica fa spazio all’azione della magistratura, che supplisce al ruolo di controllo che i partiti dovrebbero avere sul malaffare che può annidarsi al loro interno. Le inchieste su Expo e Mose, al di là di quanto sarà provato in sede di giudizio e delle responsabilità personali, rappresentano un campanello d’allarme e di conseguenza il declino di un sistema che appare al contempo bipolare e consociativo.
Rispetto a questa ondata giudiziaria che potrebbe cancellare l’attuale sistema ed accompagnare l’insediamento di una nuova classe dirigente, come avvenne tra il 1992 e il 1994, c’è una discrasia tra destra e sinistra, come ci fu tra pentapartito e Pci alla fine della Prima Repubblica. Sembra quasi che le colpe (tutte da provare) dei singoli del centrodestra rappresentino un marciume politico, mentre quelle dei singoli della sinistra (anch’esse tutte da provare) siano errori dei singoli. Il Pci si salvò così da Tangentopoli e adesso il Pd prova a smarcarsi con Renzi e i suoi che scaricano le colpe sulla vecchia gestione del partito.
La conseguenza di questa ondata e del gioco renziano è che di qui a poco potremmo avere una sinistra moralmente rilegittimata dal cambio generazionale, mentre a destra l’assenza di cambiamento potrebbe essere appesantita dagli scandali che coinvolgono singoli dirigenti.
A ben riflettere, dunque, e analizzando con attenzione quanto accadde venti anni fa, il centrodestra avrebbe tutto l’interesse a rilanciare sulla questione morale, chiedendo a gran voce norme severe e controlli rigidi che fanno parte di quel concetto di legalità che culturalmente appartiene alla destra e non alla sinistra di Renzi.