Matteoli: «Il presidenzialismo? È una campagna storica della destra. Ma ora passiamo ai fatti»
Il presidenzialismo, formula magica che riaffiora come un fiume carsico da decenni, è tornato d’attualità con l’iniziativa di Berlusconi che ha annunciato per settembre la raccolta di firme per il referendum. È la nuova mission azzurra sulla quale poter coagulare nuovamente le altre sigle del centrodestra divise dopo la diaspora. Una svolta che il deputato forzista Altero Matteoli, un passato nel Msi, An e Pdl, guarda con grande attenzione anche se non nasconde le difficoltà di mettersi alle spalle le vicende di questi ultimi anni.
Una rivincita postuma?
Prima di tutto vorrei esprimere una certa soddisfazione: l’elezione diretta del capo dello Stato viene da lontano, fu un’intuizione di Almirante, figuriamoci… Ora, constatare che un tre volte presidente del Consiglio prende in mano quella campagna non può che farmi piacere. Sono convinto che, se c’è una possibilità, magari remota, di ritornare insieme in una coalizione è solo attraverso un programma condiviso. Sul piano politico, insomma, perché i rapporti personali sono ormai logori.
Lavori in corso, cantiere aperto?
Certo, insieme ad altre proposte per verificare l’unità di intenti, penso all’economia, alla sicurezza, all’assalto alle nostre coste. Forza Italia come partito di maggioranza ha l’obbligo di fare da traino. Il momento è molto delicato, è una partita a poker e qualcuno deve dare le carte: voglio ricordare che, se sommiamo i voti del centrodestra alle scorse politiche, siamo intorno al 28 per cento, se lo facciamo con le europee superiamo il 31.
Però tutti, dalla Lega a Fratelli d’Italia, sostengono che solo con la somma algebrica non si va lontano…
Certo, lo so bene. Tra l’altro quando i socialdemocratici, i repubblicani, i liberali in passato si univano in un cartello elettorale prendevano la metà dei voti di quando correvano da soli.
Sul presidenzialismo Renzi vi ha detto “dovete convincermi”… Vuole vendicarsi del naufragio del Patto del Nazareno?
Quell’intesa sul Senato è stata smentita dal premier che ha portato in Parlamento una proposta molto diversa da quella su cui Berlusconi aveva dato il via libera.
I problemi maggiori vengono dal Nuovo centrodestra di Alfano. Pensate davvero di poter fare una proposta di legge unitaria sull’elezione diretta del capo dello Stato?
Certo la posizione del Nuovo Centrodestra è ambigua. Se dovessero unirsi a noi, sarà lo stesso premier a chiedere spiegazioni anche perché il partito di Alfano esprime tre ministri “pesanti” e non a caso anche al loro interno c’è una dialettica sul rapporto con il governo.
Come dentro Forza Italia…
È normale in un grande partito. Noi facciamo come i servanti della nave, vigiliamo.
Ma la nave di Berlusconi è a vela o a motore?
Per ora è a vela, io preferisco a motore perché quando cala il vento si va avanti lo stesso.