Non c’è accordo su dove rottamare la Concordia mentre il relitto continua a scaricare veleni
Slitta ancora la decisione definitiva sull’ultima viaggio della Concordia e sul porto in cui dovrà essere smaltito il relitto, che ormai da due anni e mezzo è arenato davanti al Giglio: le amministrazioni presenti alla Conferenza dei Servizi convocata dal Commissario per l’emergenza Franco Gabrielli, una decina tra ministeri, regioni, province, comuni ed enti tecnici, non hanno trovato l’accordo sul progetto presentato da Costa e hanno chiesto alla società una serie di approfondimenti e integrazioni. Gabrielli si è quindi impegnato a chiedere al Consiglio dei Ministri, già nella riunione in programma venerdì, una proroga che consenta di far slittare la riunione decisoria di una decina di giorni: che si terrà dunque non più il 16 giugno ma il 25/26. I dieci giorni consentiranno alle amministrazioni di avere più tempo a disposizione per analizzare nei dettagli il progetto presentato da Saipem e San Giorgio del Porto per Genova e per avere maggiori chiarimenti sui rischi ambientali e sulle misure di mitigazione studiate per ridurli al minimo. Quel che è certo, e di questo tutti i soggetti che erano al tavolo sono ben consapevoli, è che la Concordia deve andare via dal Giglio al massimo entro settembre. Perché altrimenti il relitto resterebbe davanti all’isola almeno un altro anno e questo costituirebbe un rischio ambientale davvero troppo grande da correre. Sull’isola i lavori stanno continuando e, ad oggi, mancano in totale 8 cassoni prima di dare il via al rigalleggiamento, che resta previsto per la seconda metà di luglio anche se mancano ancora tutte le autorizzazioni e non è stato ancora deciso quando verrà effettuato l’ultimo viaggio. Ecco perché Gabrielli nel corso della riunione ha ribadito per l’ennesima volta a tutti i soggetti coinvolti che la priorità del governo è di rimuovere la nave dal Giglio il prima possibile. E che non è pensabile che gli interessi dei singoli soggetti possano venire prima dell’interesse generale. Al momento, però, l’accordo è ben lontano dall’essere raggiunto. E il nodo è sempre lo stesso: la Toscana, – che dovrà concedere le autorizzazioni al trasporto – continua a chiedere, con il presidente Enrico Rossi in testa, che il relitto venga smaltito a Piombino, “perche si deve sempre scegliere il rischio minore”. Il progetto di Costa, dice Rossi alla fine della riunione, “è carente” e “irricevibile”. E la scelta di scartare Piombino è “incomprensibile e non giustificata”.