Nuova tesi sulla sparizione di Emanuela Orlandi: «Fu vittima di una guerra tra fazioni in Vaticano»
Due fazioni contrapposte in Vaticano, una delle quali è descritta come un gruppo occulto formato da “tonache dissidenti” di matrice franco-lituana, nato alla fine degli anni ’70 con il supporto di laici ed elementi dei servizi segreti, per contrastare l’anticomunismo di Wojtyla. Questo gruppo clandestino avrebbe avuto un ruolo centrale nel doppio sequestro il Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e nell’attentato a Giovanni Paolo II la tesi sostenuta nell’ultimo libro del giornalista Fabrizio Peronaci, che da anni si occupa del caso Orlandi, intitolato “Il Ganglio”, Fandango Editore, in uscita il 19 giugno, pochi giorni prima dell’anniversario della scomparsa di Emanuela avvenuta 31 anni fa. La ricostruzione si fonda sulla versione fornita da Marco Fassoni Accetti, personaggio entrato nel caso Orlandi poco più di anno fa: prima testimone poi indagato, fa prima ritrovare un flauto sostenendo sia quello appartenuto a Emanuela, poi si autoaccusa di aver svolto un ruolo attivo nel sequestro e indagato: il volume pubblica in esclusiva il memoriale depositato in Procura nel 2013 e un memoriale-bis consegnato esclusivamente a Peronaci da Accetti nel maggio 2014. Per Fassoni Accetti i contatti con il mondo ecclesiastico arrivano negli anni ’70, quando per la sua attività di fotografo e autore di cortometraggi, ha bisogno di “abiti talari, oggettistica liturgica e la possibilità di filmare in ambienti scenograficamente ecclesiali”. I contatti si ramificano e lo stesso Accetti diventa parte di quel “ganglio”, cioè di quella fazione di prelati che, a suo dire, faceva riferimento al Segretario di Stato Casaroli, fautore della Ostpolitik, mentre l’altro era legato alle posizioni di Wojtyla e al ruolo di Marcinkus, il capo dello Ior impegnato nel sostegno al sindacato Solidarnosc. Nel libro vengono riportati i nomi di 50 ecclesiastici riconducibili alle due fazioni. In questo quadro matura il sequestro Orlandi. Nel libro viene ricostruito minuto per minuto minuto dopo minuto, il doppio “prelevamento” di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi (7 maggio e 22 giugno 1983), a Porta Pia e davanti al Senato, azione a cui, secondo quanto descritto nel libro, partecipano il boss della banda della Magliana Enrico De Pedis, un turco, una giovane tedesca fiancheggiatrice della Stasi e lo stesso Accetti. Secondo la ricostruzione fornita dal libro di Peronaci, la prima si rifugiò subito dopo con un ragazzo in un appartamento in via di Santa Teresa (corso Italia), la seconda in un convento alle pendici del Gianicolo. Il movente del doppio sequestro, suffragato dai riscontri riferiti nel libro, era ottenere da Agca la ritrattazione delle accuse ai bulgari di essere stati i mandanti dell’attentato al Papa, e quindi scongiurare il coinvolgimento di Mosca nell’azione in cambio della sua liberazione. Al detenuto si fece credere che le ragazze sarebbero state usate come strumento di pressione sull’Italia e sul Vaticano per la concessione del provvedimento di grazia, e il turco effettivamente, sei giorni dopo la scomparsa della Orlandi, ritirò le precedenti accuse. C’è poi un’ulteriore rivelazione su cui si sofferma “Il ganglio”: è contenuta in uno dei verbali secretati, nei quali Accetti riferisce di essere a conoscenza di un archivio segreto nella sede dell’allora Segretariato per i non cristiani (poi diventato Pontificio consiglio per il Dialogo inter-religioso), a poche centinaia di metri dal Vaticano: lì “erano conservate numerose fotografie, circa 15 mila diapositive – afferma Accetti – che riprendevano ragazze e ragazzi, adolescenti e giovani. L’età andava dai 16 ai 30 anni. Qui inserimmo alcune diapositive della Orlandi e della Gregori…”. Le immagini delle ragazze scomparse sarebbe dunque state usate strumentalmente per gettare discredito e rendere ricattabili prelati avversati dal “ganglio”.