Nuove indagini sul delitto di Garlasco: il Dna sarà decisivo come per Yara?

20 Giu 2014 13:40 - di Ginevra Sorrentino

Il Dna al centro di due casi di cronaca tra i più seguiti e sentiti degli ultimi anni. La ricerca genetica è stata la prova scientifica dirimente nelle indagini sull’omicidio della piccola Yara; sarà l’elemento determinante della nuova fase investigativa del delitto di Chiara Poggi. Da Brembate a Garlasco tutte le strade delle inchieste portano a un laboratorio: e sotto la lente del microscopio finiscono gli ultimi attimi di vita di due poco più che ragazzine, morte prematuramente per mano di killer lucidi quanto spietati.

Oggi, dunque, si è aperto il capitolo bis del delitto Poggi: come noto, infatti, la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha disposto il rinnovo dibattimentale con l’integrazione di nuovi esami, a partire da un ulteriore sopralluogo nella villetta di via Pascoli dove Chiara è stata uccisa il 13 agosto 2007. In mattinata, allora, quattro periti nominati dai giudici insieme ai consulenti delle parti si sono incontrati ancora una volta sul luogo del delitto nel tentativo di ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio. Tra l’altro occorre tornare a misurare l’ampiezza dei gradini della scala dove è stato trovato il corpo senza vita della giovane: un accertamento necessario per stabilire se per Alberto Stasi, imputato per l’omicidio della fidanzata, sia stato possibile non sporcarsi le scarpe nonostante le diverse macchie di sangue della vittima presenti sul luogo del delitto. Ma, su tutto, sono stati disposti i test, mai effettuati, per individuare il Dna mitocondriale da un capello corto castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara e sui margini delle unghie della ragazza.

Dunque il Dna prova regina: quella che nei processi indiziari degli ultimi anni ha caratterizzato la svolta investigativa. Eppure gli echi mediatici all’arresto di Bossetti, il muratore sospettato dell’assassinio di Yara Gambirasio, vertono proprio sulla valenza dell’esame genetico, girando sull’interrogativo: garantisce o meno la certezza della prova? La risposta è negativa nel caso della legale di Massimo Bossetti, Silvia Gazzetti, ma anche per avvocati come Carlo Taormina e Giulia Bongiorno. Va detto però che, se dal giallo di via Poma all’omicidio di Meredith Kercher, l’accertamento scientifico non è stato risolutivo in nessun senso, per il delitto di Yara ha rappresentato la pista privilegiata che ha condotto all’individuazione di un presunto colpevole. Un punto di forza che ha indotto il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, a non escludere addirittura di chiedere il giudizio immediato, senza quindi passare dall’udienza preliminare, per Massimo Giuseppe Bossetti. Un precedente che ci si augura possa caratterizzare in positivo anche  il nuovo percorso degli accertamenti sul delitto di Garlasco, un caso irrisolto, ancora in attesa di verità e giustizia.

 

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