Oliari, militante gay di centrodestra, non crede alla svolta del Cav: ci ha sempre ignorati e la Pascale fa solo folclore
Quanto a colpi di teatro è un maestro indiscusso. Fa discutere l’apertura ai diritti degli omosessuali di Silvio Berlusconi, dopo l’iscrizione all’Arcigay dell’amata Francesca Pascale e di Vittorio Feltri. «Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti», ha detto l’ex premier in versione liberal. Il primo a tuonare contro la “svolta” del leader azzurro è Roberto Formigoni («per noi di Ncd un ulteriore buon motivo per esprimere il nostro pieno dissenso»), l’ha presa malissimo anche Daniela Santanchè («adozioni gay? No grazie»), mentre l’azzurra Vittoria Brambilla si affida alla Costituzione («che, oltre a sancire il principio di eguaglianza, tutela i diritti inviolabili dell’uomo indipendentemente dall’orientamento sessuale dell’individuo»). Fuori dal coro delle tifoserie ideologiche Enrico Oliari, «militante gay di centrodestra», lontano mille miglia dalle paillettes circensi dell’orgoglio omosessuale. Il presidente e fondatore di GayLib (già nel Msi, poi in An, infine consigliere comunale del Pdl), che ha ideato l’Oscad (Osservatorio contro gli atti discriminatori), non si ferma all’apparenza.
Contento delle dichiarazioni di Berlusconi?
Gaylib esiste dal 1997, in questi diciassette anni Berlusconi non ci ha mai ricevuti. Speriamo sia giunto il momento… Il tema non è estraneo alla politica di centrodestra, il nodo però è come interpretare la storia e il cammino dei popoli che nessuno può fermare. Occorre dare risposte normative e culturali alle coppie omoaffettive, come preferisco chiamare le coppie gay. Quello che manca è una lettura “di destra” al riconoscimento dei diritti.
Il nodo dell’adozione è quello più complicato da districare. Ed è inevitabilmente terreno di barricate…
Certo. Vede, mentre i movimenti di sinistra partono da una premessa sbagliata, il diritto della coppia di adottare, per noi non esiste il diritto della coppia di adottare, ma solo quello del minore. Bisogna tutelare i processi identificativi del bambino – penso al complesso di Edipo – e agire di conseguenza.
Lei adotterebbe?
No, francamente non adotterei nell’interesse del minore. Guardo però alla soluzione statunitense o tedesca: in Germania, per esempio, è prevista una forma particolare di adozione per minori già “grandi” che hanno ben definita la propria sessualità. Il punto irrinunciabile è che la coppia gay non può sostituirsi allo Stato, è lo Stato che deve dare l’opportunità al minore di essere adottato e i genitori adottivi devono essere giudicati idonei, come avviene per le coppie eterosessuali.
Lei ha sempre manifestato insofferenza per i Gay Pride…
Anche qui lo spartiacque è chiaro: per la sinistra i gay sono “diversi”, per la destra sono “uguali”. Allora mi chiedo che significato ha il Gay Pride? È una festa con canti e balli o è una manifestazione di incazzati che non hanno diritti? Altro che sfilate in maschera, dovremmo organizzarci sul modello della Fiom (sorride, ndr).
Il matrimonio?
Il matrimonio è un diritto, ma deve essere previsto riconoscendo la particolarità della nostra cultura e della presenza cattolica. Anche qui penso a un compromesso: sempre in Germania esiste il riconoscimento della coppia gay attraverso l’unione civile. In Italia purtroppo siamo all’anno zero su diritti. Ancora oggi possiamo essere buttati fuori da un ospedale perché non siamo parenti del ricoverato, lo stesso in carcere.
Dei diritti gay la sinistra si fa portabandiera a corrente alternata. Non le pare?
C’è molta strumentalizzazione, se avesse voluto fare qualcosa avrebbe potuto farlo da anni. La realtà è che è molto confusa sull’argomento. Lo sa perché nel 2011 soltanto tre coppie si sono organizzate per impugnare il matrimonio davanti alla Corte europea? Perché l’Arcigay era contraria al matrimonio gay…
Il tesseramento della Pascale e di Feltri all’Arcigay è un segnale importante?
Francamente lo considero una trovata folcloristica. E, poi, devo confessare di essere anche un po’ amareggiato: l’associazione che ho fondato, l’unica di centrodestra, esiste dal 1997… Forse potevano guardare in questa direzione. Invece che restare folgorati sulla via di Damasco, hanno deviato per Tripoli.