Rai: per il Garante sciopero illegittimo. Ma Cgil e grillini vogliono andare avanti
Alla fine ci ha pensato il Garante per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali a mettere un po’ tutti d’accordo sull’arroventato fronte Rai: dal governo, che ha imposto all’azienda di Viale Mazzini una cura dimagrante da ben 150 milioni, ai giornalisti ed ai dirigenti interni, che dopo aver solennemente annunciato l’astensione dal lavoro per il prossimo 11 giugno, una volta di fronte a defezioni sempre più massicce, non speravano altro che qualcuno togliesse loro le castagne dal fuoco. E così è stato: il Garante ha ricordato che tra due scioperi proclamati sullo stesso settore non vi può essere un intervallo inferiore a dieci giorni. Nel caso della Rai – sottolinea l’Autorità – “la regola non risulta rispettata”. Il riferimento è allo sciopero indetto dal sindacato Usb per il prossimo 19 giugno, cioè solo otto giorni dopo quello fissato dall’Usigrai, la sigla che raccoglie la quasi totalità dei giornalisti Rai.
Renzi, dunque, può tirare un sospiro di sollievo: di fronte alla minaccia dello sciopero non ha indietreggiato. Così il sindacato: se lo sciopero non si farà è solo perché il Garante ne ha dichiarato l’illegittimità. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. Una notizia decisamente buona per la presidente Tarantola ed il dg Gubitosi arriva invece dal Senato dove, in sede di esame dell’art. 20 del decreto Irpef, la competente commissione Finanze e Bilancio ha escluso la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo da ulteriori tagli.
Ma è sul fronte politico-sindacale, che si registrano le maggiori polemiche. La leader della Cgil, Susanna Camusso, guida la linea oltranzista. Non c’è stata – dice – “alcuna apertura da sottosegretari, presidente del Consiglio o ministri che hanno parlato in questi giorni. Non c’è apertura dicendo ‘siamo disponibili a discutere’ che per noi vuol dire parlare di organizzazione del lavoro e di investimenti nel servizio pubblico”. Chi invece si sta defilando dallo sciopero è la Cisl. il segretario generale Bonanni ha disertato l’incontro al Teatro delle Vittorie. Anche Maurizio Gasparri, padre della normativa vigente in materia tv, è sul piede di guerra. Il parlamentare forzista parla apertamente di “rozzo” scambio tra il governo ed il sindacato interno. Il primo s’impegnerebbe a riformare la legge ed il secondo rinuncerebbe allo sciopero. Chi invece proprio non ha dubbi sulla necessità di dare a Renzi una risposta inequivocabile è il grillino Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza. A suo giudizio, lo sciopero è sacrosanto soprattutto – spiega – “nella parte in cui vuole difendere l’infrastruttura pubblica Raiway”. Insomma, la guerra intorno alla Rai continua. Come prima, più di prima.