Rapporto Istat-Cnel: italiani più longevi, ma sempre più poveri e anche un po’ più depressi

26 Giu 2014 12:31 - di Redazione

Gli italiani vivono più a lungo, ma sono più poveri e più stressati. È una delle tante contraddizioni emerse nel rapporto sul benessere equo e sostenibile realizzato in collaborazione da Istat e Cnel. Se infatti il nostro Paese è ai primi posti in Europa per durata della vita media (quasi 80 anni per gli uomini e quasi 85 per le donne) resta ancora lontano sul fronte del lavoro con un elevatissima percentuale (26%) di Neet (giovani che non studiano e non lavorano) e un tasso di occupazione di oltre 8 punti inferiore alla media europea nel 2013. Lo studio segnala «un preoccupante peggioramento della condizione dei lavoratori». Il 59,8% di occupati a fronte di un tasso medio pari al 68,5 nei Paesi Ue conferma una tendenza allarmante. Aumenta anche la povertà assoluta con un aumento di ben 2,3 punti percentuali nel 2012. La povertà coinvolge le famiglie più ampie con più di tre figli soprattutto se minori. La quota di persone che vivono in famiglie assolutamente povere passa dal 5,7% all’8% e aumenta in tutte le ripartizioni territoriali, dal 4% al 6,4% nel Nord, dal 4,1% al 5,7% nel Centro, dall’8,8% all’11,3% nel Mezzogiorno.  Diminuisce, nel 2013, anche la soddisfazione per il lavoro per gli aspetti legati appunto alla remunerazione e alla stabilità occupazionale». «L’incertezza dunque – avverte il presidente del Cnel Antonio Marzano – domina questo periodo storico ed è uno degli elementi capaci di influenzare di più la qualità della nostra vita: non è totalmente eliminabile, fa parte della condizione dell’uomo, ma una politica del welfare ispirata a garantire quanto meno dati standard minimi di certezza meriterebbe una particolare attenzione».

Sempre secondo il rapporto, gli italiani sono diventati più longevi, arrivando a 84,8 anni per le donne e 79,8 per gli uomini con una porzione di vita vissuta in buona salute che, tra il 2009 e il 2012, è aumentata di circa 2 anni, anche se questo indicatore è più alto per gli uomini. Se la salute fisica migliora, non si può dire lo stesso di quella psicologica. «Il punteggio medio standardizzato dell’indice dello stato fisico passa da 50,4 nel 2005 a 51,2 – spiega il volume – Di contro quello dell’indice di stato psicologico si riduce di quasi un punto (dal 49,8 al 49). La diminuzione è più evidente nelle fasce di età adulta, soprattutto tra i 45-54 anni, mentre non si rileva tra gli anziani, ed è più marcata al sud».  Contraddittorio anche il rapporto degli italiani con la politica. Nel 2013 il 68,6% della popolazione dai 14 anni in su ha partecipato alla vita civile e politica. È salito infatti dal 61,5 al 64,3% la quota di chi si informa di politica almeno una volta alla settimana, ma si è ridotta invece la partecipazione politica attraverso il web. A fronte di questo è in forte contrazione l’affluenza alle urne. Nelle ultime Europee i votanti sono stati 58,7% (erano 66,5% nel 2009).

Commenti

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  • 20 Marzo 2018

    La verità molto depressi!!!!