Si uccide così, come si beve un caffè. È un’Italia in cui è difficile riconoscersi
«In che mondo viviamo se ti sparano così…». Le ultime parole pronunciate dal consigliere Alberto Musy dopo essere stato colpito da cinque colpi di pistola, sono tanto tragiche quanto vere. «In che mondo viviamo?» è una domanda che si ripete, che riecheggia nelle case dei familiari delle vittime e anche dei familiari dei carnefici, che all’improvviso scoprono il mostro in casa. E si vergognano, si nascondono, finisce anche la loro vita. Si uccide così, senza pensarci nemmeno per un attimo e spesso senza nemmeno uno straccio di interesse da difendere, una ruggine pregressa o una vendetta da consumare. È l’Italia dei misteri, è l’Italia di Chi l’ha visto? e di Quarto grado, due trasmissioni di grande successo che ormai non sanno su quale fatto di sangue puntare, tanto è ampio il ventaglio. Inutile ricordare che non c’è certezza della pena, l’opinione pubblica si è arresa, sa che il carcere è un colabrodo peggiore delle nostre coste, sa che c’è sempre un magistrato pronto a perdonare o a graziare, come se fosse il portavoce della volontà divina. È altrettanto inutile ricordare che in Italia è caduto qualsiasi valore, c’è da anni un disegno perverso teso a gettare ombre su tutti i punti di riferimento storici della nostra società, dalla famiglia alla religione, dalla cultura alle tradizioni. Guai a parlarne, la sinistra è lì, dietro l’angolo, pronta ad accusarti di intolleranza. E così avviene, ad esempio, che un diciannovenne cosentino, di origini serbe, usciva dal carcere di Nisida, a Napoli, grazie ai permessi premio e metteva a segno rapine in ville nel Beneventano. Ma soprattutto si moltiplicano gli omicidi, l’ultimo dei quali ha sorpreso tutti: due uomini si conoscevano appena, si erano intravisti qualche volta, ma nulla di più. Eppure sono arrivati all’omicidio. Per futili motivi, una lite per strada dopo un sorpasso, a Bettolino di Vignola, in provincia di Modena. Franco Gabbi, 50 anni, ha ucciso Roberto Rocchi a coltellate. La prima ipotesi sul delitto è quella di un diverbio degenerato, probabilmente a causa di una manovra azzardata da parte di uno dei due conducenti. Marano sul Panaro, il paese della persona uccisa, e Savignano, quello del presunto omicida, distano pochi chilometri. Basta un sorpasso. Basta una parola di troppo sfuggita in un momento di rabbia. «In che mondo viviamo?». In un mondo che se non cambia, muore.