Sull’Ucraina Obama detta la linea al G7: «Mosca colpevole». La replica: «Cinismo senza limiti»
La linea del G7 in corso a Bruxelles è dettata da Obama: «Putin colga l’occasione di tornare nella legge internazionale, se lo fa sarà possibile per noi tornare a costruire la fiducia nella Russia, se no non avremo alternative che inasprire le sanzioni», ha detto infatti il presidente americano al termine delle riunioni in programma aggiungendo che la Russia ha «2 o 3 settimane» per dimostrare che ha smesso davvero di destabilizzare l’Ucraina. Un vero e proprio ultimatum, dovuto al fatto che probabilmente il capo della Casa Bianca si è reso conto che le nazioni all’interno del gruppo dei Sette Grandi iniziavano ad avere posizioni diversificate sulla crisi ucraina, soprattutto dopo i bombardamenti sui civili da parte dell’aviazione di Kiev. Il premier russo Dmitri Medvedev ha definito «ciniche» le affermazione del G7 sulle azioni apparentemente moderate da parte dell’esercito ucraino nell’est del Paese: «Il cosiddetto G7 sta ancora discutendo delle azioni moderate da parte delle truppe ucraine contro il proprio popolo. Non ci sono limiti al cinismo», ha infatti dichiarato. Il premier si riferica al comunicato ufficiale diffuso al termine della prima giornata del vertice dei G7 che confermava la minaccia di nuove sanzioni alla Russia in mancanza di una “de-escalation” in Ucraina: «L’annessione illegale della Crimea – vi si legge – e le azioni di destabilizzazione dell’est dell’Ucraina sono inaccettabili e devono cessare». Altrimenti, se necessario, i G7 si dicono «pronti a inasprire le sanzioni mirate e mettere in atto sanzioni supplementari» nei confronti di Mosca. Un po’ d’acqua sul fuoco tenta di gettarla la Germania, piuttosto tipeida nei confronti della scelta di campo decisa dell’Occidente contro Mosca: «Leggo che la Russia invierà un ambasciatore alla cerimonia di inaugurazione del nuovo governo ucraino, e questo è già un segno di collaborazione, vediamo che succede», ha infatti detto Angela Merkel al termine del G7, ribadendo che la «soluzione sta nel dialogo». Circostanza confermata dal presidente francese: «Il presidente Putin è stato informato che domani (6 giugno, ndr) sarà accanto, o vicino, al neopresidente ucraino Poroshenko», ha reso noto François Hollande al termine del G7 affermando che la celebrazione dello sbarco in Normandia sarà «un’occasione eccezionale che va messa al servizio della pace». Tra i “falchi” del G7 c’è sicuramente il Regno Unito, il cui premier David Cameron ha rilasciato una dichiarazione piuttosto dura: «Lo status quo in Ucraina è inaccettabile, la destabilizzazione deve finire e il presidente russo Putin deve riconoscere il presidente ucraino Poroshenko e fermare il flusso di armi. Se questo non succede siamo pronti ad altre sanzioni», ha infatti ribadito il premier britannico nella conferenza stampa con il presidente Obama . Anche l’Unione europea si schiera con la Casa Bianca, come in tutte le precedenti occasioni, questione Siria compresa: «Complessivamente manteniamo il nostro giudizio: il governo ucraino ha il diritto di ripristinare l’ordine sul suo territorio, e lo sta facendo in una maniera che noi riteniamo moderata». Così appunto il presidente Ue Herman Van Rompuy ha ribattuto alle accuse di cinismo lanciate al G7 dal premier russo Medvedev per il sostegno dato alla brutale azione militare di Kiev a Est. «Tutti devono riconoscere gli sforzi dell’Ucraina alla moderazione e il suo diritto costituzionale» all’integrità territoriale, ha insistito. Sembra che il G7 più che un invito al dialogo e alla collaborazione abbia scelto una linea destinata a mettere Mosca all’angolo, favorendo in questo la posizione degli Stati Uniti. Prudenza vorrebbe però che, dopo le repressioni armate dell’esercito di Kiev contro i separatisti dell’Est del Paese e le conseguenti perdite di vite umane, le organizzazioni sovranazionali non si chierassero così decisamente con una delle due parti in campo. Eppure i casi della Siria e della Libia avrebbero dovuto insegnare qualcosa alla comunità internazionale…