Ucraina in fiamme, la Ue “benedice” Kiev con un accordo di associazione in chiave antirussa
Nonostante la guerra in corso è stato firmato l’Accordo di associazione tra Kiev e Bruxelles. L’intesa è stata sottoscritta, nel corso di una cerimonia al vertice Ue, dal presidente Petro Poroshenko e dai leader dei 28. Lo stesso tipo di accordo è stato concluso anche con Georgia e Moldavia. «È un giorno storico per il mio Paese. Il più importante dall’indipendenza»: lo ha dichiarato il presidente ucraino Petro Poroshenko al suo arrivo al vertice Ue. «Questa è la dimostrazione di come le cose possono cambiare in modo drammatico, nel breve termine, se le persone lo desiderano con forza», ha detto Poroshenko prima di firmare l’Accordo di associazione. E ha tenuto a precisare che «anche la Crimea oggi è parte di questo accordo». Non proprio un modo per gettare acqua sul fuoco del separatismo. Sono stati necessari «sette lunghi anni di percorso spinoso, con alti e bassi» e persone che hanno pagato col prezzo della vita questo momento, ha poi ricordato Poroshenko. Trionfalismo anche da parte della Ue, che bypassando le violenze in corso in tutta l’Ucraina, ha accelerato il processo di associazione di Kiev solamente in chiave antirussa: «È un giorno storico per l’Ue e per i tre Paesi», ha infatti commentato il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso. «Questa firma è il punto di partenza per la nostra cooperazione. Questi accordi sono pietre miliari nella storia delle nostre relazioni internazionali», ha detto il presidente del consiglio Herman Van Rompuy, che ha ricordato chi a «Kiev ha dato la propria vita», non precisando però a chi si riferisse. Intanto, mentre la Ue sorride e festeggia, sul campo la situazione è sempre più drammatica: i miliziani separatisti si sono impossessati di una base militare della Guardia nazionale ucraina a Donetsk dopo sette ore di combattimento e hanno preso prigioniero il comandante del battaglione, mentre sulla carta era ancora in corso il cessate il fuoco. Lo rende noto un portavoce della Guardia nazionale citato dall’agenzia Interfax. Si tratterebbe della base militare numero 3004 a Donetsk. È ufficialmente terminata alle 10 di venerdì mattina di Kiev (le 9 in Italia) la tregua annunciata venerdì scorso dal presidente ucraino Petro Poroshenko e confermata lunedì da uno dei leader separatisti. Il cessate il fuoco, durato un po’ meno di una settimana, non ha in realtà mai messo fine ai combattimenti. Mercoledì sera Poroshenko ha denunciato che 18 militari di Kiev sono stati uccisi dall’inizio della tregua. Almeno altri quattro soldati ucraini sono inoltre morti in un combattimento nella notte a Kramatorsk secondo il direttore di “Resistenza informativa” Dmitro Timchuk. L’episodio più sanguinoso di questi giorni è stato probabilmente l’abbattimento il 24 giugno di un elicottero militare Mi-8 ucraino da parte dei separatisti nei cieli di Sloviansk. Tutti i nove soldati a bordo dell’apparecchio sono morti. Nei giorni precedenti però elicotteri ucraini avevano sparato su civili con bombe a frammentazione.