A Gaza City scatta la tregua umanitaria. Bombardata scuola Onu: altre 23 vittime palestinesi

30 Lug 2014 15:44 - di Redazione

Alla fine la decisione per una tregua era pure arrivata. Una tregua umanitaria di quattro ore che sarebbe entrata in vigore a Gaza alle 15. Lo aveva annunciato il sito web israeliano Ynet, molto attento alle decisioni dello stato maggiore, secondo il quale, tuttavia, la sospensione delle ostilità avrebbe riguardato solo alcune zone, e non la Striscia intera. Tutto puntualmente avveratosi. Compresa la risposta di Hamas che, appunto, allo scattare delle quattro ore di tregua, da Gaza ha fatto immediatamente partire una selva di razzi verso le località israeliane di Ashkelon, Ashdod e verso la costa. Se si considera che durante la notte gli scontri non si erano fermati neppure per un attimo lasciando sul terreno, per parte palestinese, non meno di 44 vittime si comprende in che situazione ci si trovi a Gaza e dintorni. Striscia che è stata funestata da un altro grave fatto di sangue avvenuto proprio all’alba. Un bombardamento israeliano nel nord della città ha interessato una scuola gestita dall’Onu. Parecchi i palestinesi morti che si erano lì rifugiati. Episodio che ha fatto andare su tutte le furie Ban Ki Moon e i suoi che, senza mezzi termini, hanno direttamente accusato lo stato di Israele e con una durissima nota ha condannato «nei modi più fermi questa grave violazione del diritto internazionale da parte dell’esercito israeliano». Il capo dell’agenzia Onu Pierre Krahenbuhl riferendosi al bombardamento della scuola ha spiegato che le vittime sono state 23. Il che porta il macabro conteggio a oltre 1260 morti dall’inizio delle ostilità. Sul versante diplomatico, oltre agli ormai quotidiani appelli per la pace da parte della Santa Sede, c’è da registrare la dichiarazione dell’ex presidente israeliano Shimon Peres secondo cui «Israele ha esaurito l’opzione militare». Dopo aver ribadito che la soluzione della crisi di Gaza debba essere diplomatica, Peres ha osservato che lo Stato ebraico deve lavorare per fare in modo che la Striscia sia posta di nuovo sotto il controllo dell’ano di Abu Mazen. Esattamente quello che Hamas teme.

 

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