A Gaza tre piccole disabili muoiono sotto le macerie di un orfanotrofio. GB, Usa, Francia e Germania lavorano ad una soluzione. Europa non pervenuta

12 Lug 2014 17:57 - di Redazione

Mentre la conta delle vittime è già a quota 127, la sonnecchiosa e indolente diplomazia internazionale sembra lentamente mettersi in moto. Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha infatti reso noto che Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Germania discuteranno una proposta di cessate il fuoco per Gaza. Brilla per assenza e incapacità la nostra Europa in quanto Unione, quasi a voler confermare i sospetti di coloro che dicono che né una moneta spuria né qualche risoluzione cartacea fanno del vecchio continente una entità politica vera e propria. Con tanti saluti alla strombazzatissima politica estera comune. Lungo il fronte di guerra intanto la situazione peggiora di ora in ora. Così come il bilancio di vittime e sangue. L’ultimo   aggiornameto è frutto dell’attacco di un drone israeliano verso un capannello di persone nel rione Sheikh Radwan di Gaza. In totale sono ormai quasi mille i feriti ai quali devono aggiungersi le trecento case distrutte e le più di novemila danneggiate. È questo di cui bisognerà discurere prima possibile: di un bilancio provvisorio che è già drammatico. Dove la notizia di un orfanotrofio colpito e di tre piccole disabili morte sotto le macerie aggiunge altro orrore al dolore. Non si sa bene che cosa eventualmente l’intelligence avesse segnalato, fatto sta che a Beit Lahya, insediamento a nord della città, l’aviazione con la stella di David ha centrato questo ricovero per piccoli disabili con degli ordigni che tutto sono tranne che «intelligenti». L’episodio non è stato commentato dal comando supremo, e non si può escludere che l’obiettivo fosse proprio quello anche perché, nei giorni scorsi, un portavoce militare aveva espressamente accusato Hamas di aver sistematicamente ammassato nei sotterranei delle moschee ed in istituti pubblici migliaia di missili a corto e medio raggio. Missili che si sono dimostrati in grado di raggiungere non solo le zone ebraiche confinanti, ma anche i sobborghi di Gerusalemme e di Tel Aviv. E’ la legge spietata delle armi e di una guerra non dichiarata. Perché sul versante opposto la conta dei missili lanciati dai miliziani di Hamas contro gli insediamenti ebraici non conosce sosta. Ad ora almeno 600 ogive hanno solcato i cieli di Israele, due terzi sono stati distrutti dalla contraerea e dal sistema satellitare di difesa, mentre un terzo si è abbattuto su case e terreni senza per fortuna provocare vittime. Fortuna, appunto, ma anche tecniche di difesa innovative. A cominciare da un nuovissimo piccolo bunker in cemento armato costruito accanto ad ogni casa colonica che consente il ricovero nei dieci secondi successivi all’allarme delle sirene.

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