
Al Senato guerra di tutti contro tutti. Fallita la mediazione di Chiti, l’obiettivo è azzoppare l’Italicum
Politica - di Lando Chiarini - 29 Luglio 2014 alle 18:10
E’ bagarre in Senato. La miccia che fa esplodere l’Aula è la decisione di far votare per parti separate un emendamento di Sel che prevede l’elezione diretta del Senato. È un escamotage: la sua bocciatura, infatti, finirebbe per precludere tutte le altre proposte di modifica sullo stesso tema. Maurizio Sacconi vorrebbe aggiungervi la propria firma e quindi impedire a quelli di Sel di poterli ritirare per evitarne la bocciatura. E quando Grasso indice la votazione insorgono soprattutto leghisti e grillini ingaggiando – manco a dirlo – una gara a chi grida di più. Grasso è costretto a sospendere la seduta. “Sei lo schiavo di Renzi”, gli grida Gian Marco Centinaio, capogruppo del Carroccio. “Non ci faremo intimidire”, è la replica – alquanto scontata – del suo omologo piddino Luigi Zanda. Insomma, è il caos.
La gazzarra andata in scena a Palazzo Madama è giunta a coronamento di una giornata che aveva registrato il fallimento della proposta di mediazione di Chiti (eliminare gli emendamenti ostruzionistici per concentrarsi su quelli di sostanza, da votare comunque entro l’8 agosto) seguita alla lettera-appello di Renzi ai senatori della maggioranza. Lo stesso Zanda ha dovuto malinconicamente prendere atto che le condizioni per un’intesa “non si sono verificate” dal momento che da parte di Sel “non c’è stato annuncio di alcun ritiro”.
Comunque sia, appare fin troppo evidente che il merito della riforme del governo sia stato oscurato dalla legge elettorale, che è la vera polpa dell’intera vicenda. L’obiettivo ormai dichiarato di tutte le forze politiche, ad eccezione di Forza Italia e di parte del Pd, è il cosiddetto Italicum partorito dall’accordo del Nazareno stipulato tra Renzi e Berlusconi. Il primo vorrebbe ritoccarlo per sbloccare l’ingorgo del Senato, il secondo no, o almeno così lascia capire.
A dire quello che tutti pensano è il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, che intima al governo, che egli stesso sostiene, “di sgombrare il campo da patti esterni”. A giudizio dell’ex-ministro, sia la lettera di Renzi sia le parole pronunciate in Aula dalla Boschi “smentiscono nei fatti l’esistenza di ‘protocolli segreti’ allegati al patto del Nazareno”. Giusto, quindi, per Quagliariello, “non lasciare cadere” l’apertura del governo. Stessa musica, anche se con altre parole, arriva da Sel. Per la capogruppo De Petris, l’accordo tra premier ed ex-premier sulla legge elettorale è “un convitato di pietra su cui è bene fare chiarezza, altrimenti nessuno di noi è in grado di modificare o accogliere posizioni diverse”. Anche la Lega storce il naso. Il capogruppo Centinaio se la prende con il senatore forzista Donato Bruno, assertore della intangibilità del patto del Nazareno: “Mettiamo allora tutto sul tavolo e poi andiamo avanti”, ha avvertito Centinaio, che ha poi aggiunto: “A questo punto vogliamo vedere tutto, con trasparenza”.