C’è un Cavaliere che difende l’italianità, fa shopping all’estero e irrita i francesi. E non è Berlusconi
Non è Briatore, anche se il ciuffo brizzolato un po’ lo ricorda. Non è neanche Berlusconi, lui non ama i riflettori, è molto più giovane, non è un self made man ma l’erede di una potente dinastia imprenditoriale milanese che nasce con nonna Anna, definita Lady Finanza, la signora dell’alta società milanese che diede vita a Postal Market e ne fece un impero. Si chiama Andrea Bonomi, ha 46 anni, è il re della “private equity”, ama le banche, le scalate, i salvataggi, l’impresa, la Borsa, anche i soldi, a occhio. Per lui la finanza internazionale ha coniato già l’appellativo di “Cavaliere bianco”, per quel vizietto di entrare nel capitale di aziende in crisi, quasi sempre marchi italiani storici, e risollevarne le sorti, magari sottraendole alla mire degli speculatori stranieri, che in questi anni hanno fatto shopping in Italia con la stessa voracità di Marina Ripa di Meana in via Montenapoleone. Bonomi, studi d’élite negli Usa, in Francia e in Gran Bretagna, nella semi-indifferenza della politica ha mantenuto in Italia o ha “italianizzato” aziende di prestigio come la Ducati, la compagnia di elicotteri Inaer, Coin, Snai, Polynt, Stroili Oro, Perfume Holding, Permasteelisa, facendosi largo col suo fondo Investindustrial, che si porta dietro un impero con 13 società, oltre 30mila dipendenti, un fatturato aggregato di quasi 5 miliardi.
La novità di oggi è che Bonomi, stavolta, ha provato il colpaccio all’estero, inserendosi nelle trattative per l’acquisizione dello storico gruppo transalpino, leader nel settore dei villaggi turistici di lusso, il Club Med. Ma la reazione dei “cugini” non s’è fatta attendere. L’amministratore delegato di Club Mediterranée, Henri Giscard d’Estaing, in un’intervista al quotidiano Le Figaro non solo scettico s’è mostrato, ma anche contrariato per l’offerta presentata dal fondo Global Resorts SA di Bonomi, che a suo parere indebolirebbe la società annullandone “l’ancoraggio francese”. «Global Resorts ha un piano molto diverso e vuole assumere da solo il controllo del Club, che sarebbe così esclusivamente in mani internazionali». Una mossa di questo tipo, prosegue Giscard d’Estaing, rischia di allontanare il gruppo da uno dei suoi “punti di forza insostituibili”, ovvero la sua forte presenza sul mercato francese. In sintesi, “ah, les italiens”, è il grido di allarme, quello che non abbiamo lanciato noi con Alitalia. quando Air France entrò nel capitale di Alitalia per salvarla, ma soprattutto di mangiarsela. Obiettivo, almeno questo, scongiurato, anche se ora la compagnia è finita agli arabi. E Bonomi? Mica si sarà messo in testa di salvare anche l’Italia, come Berlusconi? Chissà.