Commissione europea: Renzi insiste, ma mastica amaro per i veti sulla Mogherini
A Bruxelles il buon Matteuccio s’è dovuto arrendere ed accettare il rinvio. Buon viso a cattivo gioco e tutto posticipato al 30 agosto. Con la nomina dei nuovi commissari Ue in alto mare. Tutto come Merkel consiglia. Anzi, impone. Già perché alla fregola irruente del nostro premier si è contrapposta, nel corso della riunione dei capi di stato e di governo, la pacata riflessione della cancelliera fresca di coppa del mondo di calcio che, consapevole delle difficoltà di intesa, ha previsto e pronosticato uno slittamento. E naturalmente, alla fine della riunione, così è stato. Mastica perciò amaro Renzi che della Federica Mogherini alla guida della politica estera dell’Unione ne sta facendo quasi un punto d’onore. Mastica amaro, ma insiste, cerca di convincere i partner e non dimentica di fare gli auguri alla Angela che compie gli anni. Ma la realtà è che è proprio l’insieme di questa Europa che dalla vicenda, da questo primo round post voto, non ne esce affatto bene. Una Commissione a trazione esclusivamente tedesca, con i paesi del nord a farla da padrone e con quelli mediterranei a subirne iniziative e voleri. Non può procedere per molto. Soprattutto se alla guida c’è uno come Juncker che deve tutto alla Merkel e che pur di avere il sostegno di baltici, scandinavi e polacchi, ha pensato bene di mettere la sordina alla richiesta italiana. Un fatto che ha prodotto tante critiche e perplessità sul fronte interno. «Io non riesco a capire come mai nonostante il partito socialista sia così importante in questa legislatura, non sia riuscito ad imporsi. Forse tutta questa autorevolezza di Renzi a livello europeo in realtà non esiste» ha chiosato con una certa perfidia Licia Ronzulli, di Forza Italia, spiegando poi che la Mogherini «non mi convince» perché per fare l’alto rappresentante «il profilo deve essere molto più alto». Mentre per il ministro del lavoro Poletti, alla fine la Mogherini riuscirà a spuntarla, piuttosto tranciante è stato il giudizio di Massimo Garavaglia della Lega nord secondo il quale sarebbe stato molto più semplice per il Partito socialista europeo proporre e sostenere la candidatura di Enrico Letta, ma evidentemente, ha aggiunto, «a Renzi sta sulle scatole».