La Russa e Santanchè: Tavecchio ha sbagliato ma la politica resti estranea al calcio

29 Lug 2014 16:13 - di Redazione

Contro la candidatura di Tavecchio alla guida della Figc ora scendono in campo i mezzi pesanti: nel nome di un politically correct che fa intravedere che dietro c’è dell’altro, come sempre capita quando di tira in ballo un certo conformismo. «Le parole di Tavecchio, fuori luogo e razziste, devono essere sanzionate. Tavecchio deve fare anche un passo indietro perché lo sport ha bisogno di rinnovamento, di parole nuove, di combattere il razzismo, perché se un dirigente comincia con quelle parole, in un mondo in cui tutti i giorni viviamo di razzismo e violenza, non è un bel biglietto da visita. Tavecchio è scivolato su una buccia di banana», ha tuonato  l’eurodeputata del Pd Cecile Kyenge. Alla quale dà subito manforte il presidente del suo partito, Matteo Orfini, che su Twitter scrive: «Riempirsi la bocca per anni dello stile Milan e finire a difendere Tavecchio. Raramente mi sono vergognato così del mio Milan». E poi interviene la fanteria: «In vista dell’incontro che si terrà giovedì tra Giovanni Malagò e i candidati alla presidenza della Figc chiediamo che il presidente del Coni si faccia interprete del diffuso clima di opinione che, nelle ultime ore, ha stigmatizzato e commentato assai criticamente le misere e incomprensibili parole pronunciate da Carlo Tavecchio», sottolineano diversi deputati Pd in un accorato appello rivolto a Malagò. «Chiediamo, dunque, che il presidente dello sport nazionale si faccia portavoce della richiesta di un doveroso passo indietro da parte del candidato alla presidenza della Figc, cosa che, in un Paese normale, sarebbe già dovuta avvenire soprattutto dopo l’intervento della Fifa», sottolineano ancora i deputati Pd. «Ci chiediamo con quale credibilità possa sostenere eventuali future sanzioni nei confronti di queste frange delle tifoserie», concludono. Da parte sua, il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Ignazio La Russa cerca di ricondurre la vicenda in terminiche non siano da tifoserie: «Le frasi di Tavecchio sono sicuramente ultrasbagliate ma la politica e i politici restino fuori dal calcio e dalle sue scelte. Altrimenti la giusta condanna delle parole diventa solo strumentalizzazione e indebita ingerenza altrettanto condannabile». Della stessa opinione Daniela Santanchè, di Forza Italia, secondo la quale, «se anche la politica entra nel calcio, è la fine. Tanti sono i problemi e le emergenze che la politica deve risolvere per lavoratori, imprese e famiglie che è bene che la politica rimanga fuori dal calcio smettendola di fare pressioni e ingerenze indebite sul Coni». Per l’eurodeputato della Lega, recentemente riconfermato, Mario Borghezio, in realtà «Tavecchio è vittima delle lobby radical chic. È un perseguitato dal buonismo e dalla ipocrisia dei radical chic, che vogliono crocifiggerlo solo perché ha fatto una battuta politicamente scorretta». Borghezio ha ricordato poi che «c’era stato il precedente del giornalista di Rai Tre, che è stato addirittura licenziato e poi hanno dovuto riassumere. È un caso di polizia del pensiero. Tavecchio – ha considerato Borghezio – ha detto una frase senza pesarci sopra su, un omaggio a un modo di dire che non ha nulla di razzista e discriminatorio. Sono frasi che la gente dice, senza essere per questo sospettabile di razzismo. Questa canea è la dimostrazione dell’idiozia che ci governa e dello schifoso conformismo che vogliono imporre a tutta la comunicazione. È una grave forma di persecuzione della libertà di pensiero».

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