Leonessa, il sindaco salva una coppia dallo sfratto. Per i giudici va processato per “abuso d’ufficio”

24 Lug 2014 18:08 - di Gloria Sabatini

È uno di quei rinvii a giudizio da appuntare come una medaglia. Difficilmente si concluderà con una condanna del “pericoloso” indagato, ma se così fosse verrebbe da ridere e da brindare. Parliamo di Paolo Trancassini,  sindaco di Leonessa, splendida cittadina in provincia di Rieti, colpevole di aver evitato lo sfratto di due anziani coniugi Paola e Guerrino, malati dalla propria abitazione. Ha osato restituire alla coppia la propria casa contro il volere dei magistrati e della benemerita Banca Popolare di Spoleto. La storia inizia  un anno e mezzo fa quando la coppia, che gestisce il bed and breakfast Fuscello, viene colpita dall’esecuzione forzata di sfratto. Quando arriva l’ufficiale giudiziario il primo cittadino, confermato per la terza volta alla guida di Leonessa, si fa trovare all’ingresso dello stabile con i vigili urbani e impedisce di fatto lo sgombero schierare” i vigili urbani per fronteggiare l’ufficiale giudiziario intervenuto per eseguire l’ennesimo sfratto (ben nove dall’inizio delle procedure). Operazione che risale a dicembre meno otto gradi mentre l’anziano è ricoverato d’urgenza nella Capitale per un ictus). Trancassini chiede invano di parlare con il magistrato esecutore che non si fa vivo. Di fronte alla richiesta agli uffici e ai servizi sociali della requisizione di una casa per gli anziani,  il sindaco per per salvaguardare «i diritti elementari di due anziani», requisì l’abitazione per poi riaffidargliela. Tutto bene, dunque? Neanche per sogno, piovono ricorsi al Tar e cause che cadono una dietro l’altra. La notizia fresca è che malgrado la richiesta di assoluzione del pm, il giudice per le indagini preliminari ha impugnato l’archiviazionee il 9 ottobre il sindaco sarà chiamato in camera di consiglio per “difendersi” dal reato di abuso d’ufficio. Motivazione: il sindaco non agì nell’interesse pubblico ma, si legge ancora nel documento del tribunale di Rieti, «nell’interesse privato di un singolo nucleo familiare, interesse certamente meritevole di tutela, ma non in violazione della legge e dei diritti di altro privato soggetto». ha ritenuto che nei fatti il sindaco non avesse «i poteri che ha inteso esercitare e che con la sua condotta, avvenuta in violazione di legge, abbia intenzionalmente procurato un vantaggio ingiusto con altrui danno».«I fatti – ha spiegato Trancassini – hanno consentito di minimizzare anche il costo sociale che avrebbe avuto l’operazione di allocare la coppia in una nuova casa a spese dell’amministrazione comunale», è stato uno dei commenti del sindaco, basito per tanta insipienza e decisamente sereno. «La politica è bellissima – ci disse tempo fa – se la fai con passione e per la funzione per cui nasce: fare al meglio gli interessi della comunità che si è fidata di te. Anche sfidando le regole».

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